Benvenuti nel mio blog, qui troverete recensioni, riassunti, film, video, storie di fantasia, favole e........buona lettura a grandi e piccini!
giovedì 6 dicembre 2012
La grazia sufficiente di Giancarlo Micheli
--> La grazia sufficiente di Giancarlo Micheli affronta un viaggio narrativo al tempo dei primi contatti tra le culture occidentale e orientale, alla ricerca di una vita umana e sensibile, equanime e felice nei limiti della necessità. Una fuga dell'Europa del cinquecento devastata dai conflitti religiosi e dal potere monocratico del medioevo giapponese. Una navigazione lungo le contraddizioni della storia, orientata, sotto le costellazioni delle differenze, verso il congiungimento dell'azione alla memoria, del desiderio alla realtà.
giovedì 15 novembre 2012
Come se niente fosse di Letizia Muratori
-->
Sono
pagine che si fanno leggere d’un fiato, grazie alla suspense.
Sappiamo che è accaduto qualcosa, che la protagonista ha vissuto un
trauma, ma lo tiene segreto. Per scoprirlo tocca sfogliare. Così è
la vita: necessita di un tempo di lettura prima di dispiegare il suo
significato. Quel che è importante sapere è che «i segreti non li
capisci mai a pieno finché non li riveli. Credi di possederli, ma
quando li sveli diventano un’altra cosa, si trasformano». Sono le
sette
di
sera, Letizia Muratori è negli uffici dell’Adelphi a Milano,
l’editore di Come se
niente fosse. Accende
una sigaretta dietro l’altra, ed è felice di parlare proprio qui
del suo ultimo libro, il sesto, nel quale uno dei temi centrali è la
lettura: i personaggi si riuniscono a Villa Gunther, a leggere i
manoscritti inviati dagli aspiranti scrittori alla casa editrice,
proprio come quelli che si trovano ora sulla scrivania accanto a lei.
lunedì 12 novembre 2012
L'Anopheles di Giovanni Savignano
INTRODUZIONE
Ci sono la storia e l’attualità
inerenti il mondo della sanità, l’attenzione per i particolari e
le statistiche, in questo libro, intenso lavoro di ricerca di
Giovanni Savignano, un medico-scrittore con la passione per il
proprio mestiere e il desiderio di rendere noti, anche a non addetti
ai lavori, le vicende che nei secoli hanno portato al sistema
sanitario attuale. È un viaggio nel tessuto più profondo della rete
di connessioni che gravitano intorno al concetto di “salute”,
dagli aspetti storico-sociali a quelli economici fino ad arrivare
alle normative e alle riforme che si sono succedute in tanti anni di
cambi al potere. Se così troviamo da un lato riferimenti al costume
e alla società di un tempo, addirittura a partire dagli Stati
pre-unitari, dall’altro incuriosisce il particolareggiato excursus
della storia dei Ministeri, della ricerca e dell’evoluzione delle
strutture, ospedali e centri di studio, preposti al benessere e alla
cura delle malattie. Non è solo un testo per tecnici e per studenti
ma anche per i lettori curiosi, spinti dalla volontà di scoprire una
fetta importante della nostra storia italiana, quella che riguarda la
sanità, appunto. È la storia di ognuno di noi, dopotutto,
inevitabilmente costretti, nella vita, a fare i conti con la salute,
quello “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e
non semplice assenza di malattia” così come è definita nella
Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzia
dell’ONU istituita nel 1948 con l’obiettivo di operare per far
raggiungere a tutte le popolazioni il livello di salute più elevato
possibile.
Appare a noi ora impressionante il
quadro che il libro tratteggia sullo stato di salute dei primi anni
dell’Ottocento, quando in un clima dominato da povertà e carestia,
facile posto trovavano malattie endemiche e contagiose. Una realtà,
certo lontana, ma parte indelebile del nostro passato. Al lettore è
implicitamente chiesto di immaginare, a colori, l’epoca in cui vi
era una forte disparità fra le abitazioni in città e quelle nelle
zone rurali, dove mancavano i più elementari servizi igienici. Il
ritratto che emerge è quello di una Penisola pre-unitaria con forti
disparità tra le regioni, un alto tasso di mortalità e l’incidenza
di malattie endemiche ed epidemiche soprattutto tra gli strati più
poveri della popolazione. Nello stesso tempo inizia la corsa ai primi
vaccini e l’evoluzione degli strumenti di indagine e delle tecniche
chirurgiche apre i primi spiragli di luce. In questo contesto, fatto
di primi timidi approcci a una scienza vera e propria, spiccano,
contrapposte, le figure del medico-fisico e del cerusico mentre il
salasso fatica a uscire di scena e lo stetoscopio si fa spazio in
ritardo rispetto ad altri Paesi.
Il libro tratteggia così anche la
lenta affermazione dell’immagine professionale del medico e l’ancor
più pigra evoluzione dei concetti di sanità pubblica, pubblica
assistenza e sicurezza sanitaria. Non poteva mancare certo un accenno
alle stesse strutture ospedaliere, prima centri di raccolta per ogni
tipo di bisogno, tra cui accoglienza e carità.
L’autore accompagna il lettore,
esperto o meno in materia, in un viaggio tra i vari Regni, ognuno
depositario di un determinato livello di organizzazione sanitaria. Si
scopre così che fu il Granducato di Toscana a meritarsi il podio più
alto in tema di servizi sanitari.
Con l’Unità d’Italia, che l’autore
introduce con riferimenti alla situazione sociale ed economica, la
salute degli italiani è ancora insidiata da malattie infettive e
malanni dovuti a carenze di vitamine. In agguato il colera, la febbre
tifoidea, la salmonellosi, il vaiolo, la difterite, il tetano e il
gozzo endemico. Ancora alta la mortalità infantile. È il tempo
della larga diffusione delle Opere Pie e del tentativo di uniformare,
per la prima volta, in tutto il territorio peninsulare, la
legislazione in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera.
Ospedali, case di riposo e opere pie ricevono il grande abbraccio
della nuova Italia: da enti privati vengono trasformati in Istituti
pubblici di assistenza e beneficenza. Lo scenario sta cambiando ma è
ancora troppo presto per delineare un quadro confortante di soccorso
al malato. Alla promulgazione di nuove leggi in materia si affianca
il rinnovamento della didattica nelle facoltà di medicina.
Ricche di dettagli, le pagine
proseguono nella descrizione delle politiche sanitarie in età
fascista, tra cui la creazione delle casse mutue, l’attenzione alla
maternità e all’infanzia, la lotta alla tubercolosi e la
costruzione di nuovi centri sanatoriali.
Con la Costituzione della Repubblica
italiana nuovi, perentori, concetti si affacciano in tema di welfare:
l’individuo come cittadino vanta nei confronti dello Stato un vero
e proprio diritto soggettivo alla tutela della propria salute intesa
non solo come bene personale, ma anche come bene dell’intera
collettività che ha bisogno della salute di tutti i suoi componenti
per meglio crescere ed affermare i propri valori. Nel 1958, con la
legge n. 259, viene istituito il Ministero della Sanità, scorporato
da Ministero degli Interni. Il primo titolare del dicastero fu
Vincenzo Monaldi. Ancora non si può parlare tuttavia di una vera e
propria rete di assistenza e sicurezza socio-sanitaria. Nel frattempo
la qualità della vita migliora, si parla di miracolo economico e si
raggiungono nuovi traguardi nel campo della scienza medica.
Nel 1968, con la legge n. 132
(cosiddetta legge Mariotti, dal nome del ministro Luigi Mariotti),
arriva la riforma del sistema degli ospedali, fino ad allora per lo
più gestiti da enti di assistenza e beneficenza. La competenza della
programmazione ospedaliera passa alle Regioni e viene costituito il
Fondo nazionale ospedaliero.
Quali premesse per una vera riforma
sanitaria, si inseriscono le norme contenute nella legge n.386 del
1974: l’estinzione dei debiti degli enti mutualistici nei confronti
degli ospedali, l’istituzione del Fondo sanitario per l’assistenza
ospedaliera, il trasferimento alle Regioni dei compiti di assistenza
ospedaliera,lo scioglimento dei consigli di amministrazione degli
enti mutualistici sostituiti da gestioni commissariali.
Il passaggio a una sanità universale e
garantista arriva nel 1978, quando con la legge n. 833, viene
istituito il Servizio sanitario nazionale. Viene finalmente data
attuazione così all’art. 32 della Costituzione che sancisce il
diritto alla salute di tutti gli individui.
“Seppur moderna e figlia di uno Stato
civile, la riforma è il frutto di un compromesso tra le forze
politiche e i bisogni della popolazione rivendicati in un decennio di
lotta” precisa l’autore che, nel contempo, ricostruisce gli
scenari di altri importanti cambiamenti: la legge sull’aborto, la
chiusura dei manicomi e l’assistenza agli anziani.
Tra luci e ombre, sempre
contestualizzando il periodo storico, il medico-scrittore accompagna
il lettore dietro le quinte del nuovo sistema sanitario, “il cui
spirito riformatore venne spesso tradito per il cattivo funzionamento
di molte Usl e per gli episodi di lottizzazione verificatisi in
questi organismi”. Mentre imperversa il dibattito tra sostenitori e
detrattori della legge 883, viene avanti un altro concetto:
Mala-Sanità. Da qui in poi il viaggio nel mondo della salute,
disciplinata dall’ordinamento nazionale, continua tra descrizioni
di fatti e “misfatti”, nuove leggi e l’avvicendarsi di ministri
competenti in materia con idee spesso contrastanti in tema di spesa
sanitaria. Entrano di scena alcuni temi delicati come l’interruzione
di gravidanza e l’eutanasia. Lo stesso nome del dicastero si
trasforma: da Ministero della Sanità, nome assunto nel 1958, diviene
Ministero della Salute nel 2001 con una breve parentesi negli anni
2008-2009 quando venne fuso con il ministero del Lavoro e prese il
nome di Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Con uno sguardo anche agli interventi
più recenti, come il “Libro verde” del ministro Padoa-Schioppa e
il “Libro bianco” del ministro Sacconi. L’autore si sofferma
puntigliosamente su alcuni temi centrali: fra tutti, le modalità di
finanziamento del welfare, il sistema di governo dell’offerta dei
servizi sanitari e socio-assistenziali, le prospettive di governance
decentrata in chiave federalista, l’integrazione tra risorse
pubbliche e private.
Inevitabile il riferimento
all’attualità e al nuovo governo Monti, il cui ministro della
Salute Renato Balduzzi, in carica dal 16 novembre 2011, ha ereditato
una situazione piena di difficoltà che, in un contesto di forte
crisi economica, non si preannuncia di facile gestione. Quale sarà
la sua politica in tema di spesa sanitaria?
Abbracciando due secoli, il libro
ripercorre l’evoluzione del welfare sanitario con descrizioni
puntuali degli sfondi economico-sociali e dei poteri sottesi al suo
sviluppo. Tra un periodo e un altro, più vicino a noi, i contenziosi
tra gli attori si moltiplicano e lo scenario assume connotazioni più
difficili da cogliere. Arriva così in soccorso un autore che, medico
radiologo, non poteva ovviamente tralasciare di descrivere anche le
trasformazioni della figura del medico, il ruolo dei mezzi di
informazione nella comunicazione della salute e nelle campagne di
pubblicità sociale e quel rapporto tra medico e paziente che, da
sempre aspetto critico della professione, intreccia etica e
deontologia. (L.Z.)
venerdì 7 settembre 2012
Celebrity Chef. Le ricette di Imma di Imma Gargiulo
Celebrity Chef. Le ricette di Imma è
un libro scritto da Imma Gargiulo ed edito da Melino Nerella Edizioni
nel 2012. Il volume non appartiene a quella categoria di libri di
ricette che dopo averli letti vanno riposti nella libreria, ma un
manuale da tenere sempre a portata di mano, e non solo nella propria
cucina. Il volume, infatti, è un documentario che narra della felice
esperienza fatta dall’autrice in televisione quando ha partecipato al
fortunato programma Masterchef Italia, un talent show gastronomico dove
si è contraddistinta non solo per il suo carattere avvincente e
spumeggiante, ma anche per le sue straordinarie capacità comunicative.
L’autrice
sorrentina, imprenditrice di successo, psicologa (si è laureata col
massimo dei voti) e “innamorata” dell’olio, attraverso il suo libro
(arricchito di significative immagini) spiega e insegna trucchi,
strategie e prassi con una semplicità tale da affascinare anche coloro i
quali non amano particolarmente i fornelli. Tra le 40 ricette troviamo
titoli tanto accattivanti quanto peculiari e ognuno di essi viene
accompagnato da una singolare storia:
Per Sesso, ad esempio, non si intende quello che generalmente si fa a letto, ma una ricetta proposta durante una puntata televisiva. Il titolo, infatti, è nato ricordando il grande Ugo Tognazzi nel film “Il vizietto” di Edouard Molinari del 1978.
Le tremiti e Lucio, invece, è una ricetta dedicata al grande cantautore bolognese da poco scomparso.
Femmena è una ricetta consigliata per la stagione invernale.
Una gita al mare è una pietanza veloce, sfiziosa e senza cottura.
Biancaneve in gita a Sorrento è un risotto dall’aspetto invitante e dai colori che vanno oltre la luce. Il suo bianco candido (con accenni paglierini ottenuti dalla buccia del limone di Sorrento) danno la sensazione di brillare di luce propria.
Per Sesso, ad esempio, non si intende quello che generalmente si fa a letto, ma una ricetta proposta durante una puntata televisiva. Il titolo, infatti, è nato ricordando il grande Ugo Tognazzi nel film “Il vizietto” di Edouard Molinari del 1978.
Le tremiti e Lucio, invece, è una ricetta dedicata al grande cantautore bolognese da poco scomparso.
Femmena è una ricetta consigliata per la stagione invernale.
Una gita al mare è una pietanza veloce, sfiziosa e senza cottura.
Biancaneve in gita a Sorrento è un risotto dall’aspetto invitante e dai colori che vanno oltre la luce. Il suo bianco candido (con accenni paglierini ottenuti dalla buccia del limone di Sorrento) danno la sensazione di brillare di luce propria.
Ognuna
di queste ricette, pensata ed elaborata con amore, parla dell’autrice,
della sua voglia di vivere e della sua grande passione per la cucina,
una passione che, col tempo è diventata filosofia di vita:
Cucinare - dice Imma Gargiulo - mi dà la possibilità di raccontare delle storie in una lingua senza né barriere, né pregiudizi.
Una filosofia di vita che andrebbe seguita e non solo in cucina.
mercoledì 25 aprile 2012
La grazia sufficiente di Giancarlo Micheli (VIDEO)
Grazie
alla capacità del Micheli di offrire al lettore una trama non banale e non
agiografica, riferendoci alla figura di Puccini, si assiste alla creazione di
un romanzo davvero interessante, da cui viene bandita ogni retorica e si
mantiene intatta l'attenzione nel seguire la vicenda di ogni personaggio, ben
inserita nel contesto principale.
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venerdì 13 aprile 2012
I VESTITI NUOVI DELL'IMPERATORE - riassunto - gratis - download
C'era una volta un imperatore molto vanitoso, che pensava solo al suo aspetto ed in particolare agli abiti. Passava le giornata a mirarsi davanti allo specchio e incontrando sarti e mercanti di stoffe. Due truffatori pensarono di arricchirsi approfittando di questa sua debolezza e si fecero credere abili sarti in grado di lavorare una stoffa magica.
Appena l'imperatore lo seppe li invitò subito alla sua reggia e chiese di avere anche lui degli abiti con questa meravigliosa stoffa cangiante, dai disegni esclusivi, visibile solo alle persone intelligenti. L'imperatore era proprio soddisfatto, non solo avrebbe avuto un aspetto magnifico, ma quella stoffa gli avrebbe anche permesso di capire chi era intelligente e chi stolto.
I sarti si misero subito a lavoro, poco dopo il sovrano mandò il primo ministro ritenuto molto intelligente a visionare gli abiti, quando arrivò il primo ministro non vide nulla e per paura di essere considerato uno stupido finse di vederli e fece mille complimenti ai sarti. Ancora l'imperatore mandò una dama, famosa per il suo buon gusto, a vedere gli abiti, e anche lei cadde nel trenello e pur non vedendo nulla per paura di essere considerata stolta, elogiò gli abiti e i sarti.
A questo punto anche il sovrano andò a fare visita ai sarti, appena entrato non vide nulla sui telai, rimase sconvolto e si convinse di essere uno sciocco perchè non vedeva ciò che gli altri avevano detto di aver visto. Fu così che i due imbroglioni finiro i vestiti, furono pagati profumatamente e il re decise di indossare gli abiti per un giorno di festa, quando sarebbe uscito in carrozza fra i sudditi.
Quando il sovrano passava in ...mutande per le strade nessuno vedeva niente ma non parlava per paura di essere considerato sciocco. Un bimbo però, disse ad alta voce, 'l'imperatore non è vestito è in mutande!', allora tutta la gente si rese conto della verità, ma l'imperatore non volle ammettere l'inganno e continuò a procedere mentre i suoi pagi reggevano uno strascico che non esisteva.
sabato 7 aprile 2012
PER STUDENTI....e NON SOLO!
Quando tutto va male (e sì che ce ne sono di questi momenti!) è utile tornare indietro con la memoria ad un momento felice, in cui si è raggiunto un buon risultato. Cosa ha funzionato all'epoca? La forza usata in quel momento può tornare utile anche ora. E' li presente, a vostra disposizione.
Ricordare che dietro ogni piccolo successo c'è una risorsa. Le potenzialità, le risorse sono sempre lì, bisogna solo ricordarsi di usarle!
venerdì 6 aprile 2012
I BAMBINI IMPARANO quello che VIVONO
giovedì 5 aprile 2012
Il Mito nel Novecento letterario
Autori:
Cinzia
Demi - Rosa Elisa Giangioia - Daniele Gigli - Gianfranco Lauretano -
Antonio Melillo - Giancarlo Micheli - Andrea Muni - Neil Novello - Anna
MariaTamburini - Matteo Veronesi.
Se vogliamo
avvicinarci ad una prima definizione del termine mito, possiamo dire che
esso è la trasfigurazione d’un personaggio o d’una serie di fatti veri
che possiedono in sé realmente alcune qualità diverse da quelle
generalmente possedute dagli uomini, che tuttavia vengono ampliate dalla
fantasia collettiva e per questo divengono da un lato modelli da
imitare, dall’altro dei simboli di modi di essere a cui aspirare.
Possiamo avanzare una più complessa definizione di mito, per cui il
termine è legato a valori di cui l’uomo è rimasto privo, a qualcosa che
non c’è più, che è migliore perché è diverso, che può dare la vera
felicità perché la condizione in cui si vive non è soddisfacente. Il
concetto di mito contiene almeno due valenze: l’una è una proiezione
spesso istintiva, inconsapevole, emotiva e fantastica verso valori
ritenuti positivi, per cui il mito viene prodotto dall’inconscio
collettivo, dall’interno d’un gruppo d’individui che celebrano qualcuno o
qualcosa fuori di loro; quindi il personaggio mitico è identificabile
con una comunità, ma dalla comunità s’astrae, trascende da essa per
elevarsi a simbolo di realizzazione del singolo individuo; egli
rappresenta il fantastico che nasce dal reale, lo straordinario che
s’allontana dall’ordinario; il mitizzare è l’ingigantire da parte della
comunità, idealizzando, le qualità, senza considerare i difetti o i
limiti. Sembra che nella modernità si relativizzi il concetto di mito,
ma il relativismo è una contraddizione in termini: soltanto un principio
di misura superiore permette di dire che una cosa equivale ad un’altra,
o si differenzia, quindi il mito oggi non è da considerarsi diverso
concettualmente, praticamente si, dal mito antico. Per capirlo v’è
bisogno d’una dimensione storica, si deve accettare l’idea che l’atto
cognitivo col quale si attesta il mito è un riconoscere e che dunque al
principio della sua conoscenza prevale una reiterazione.
martedì 27 marzo 2012
Il pifferaio magico (riassunto gratis online)
C'era una volta la città di Hamelin in Germania, in questa città un giorno accadde una cosa molto strana: frotte immense di topi invasero le vie, infilandosi dentro le dispense e le cantine, e andavano pure nei solai e nei balconi. Venne convocato il Consiglio per discutere il caso, ma nessuno aveva una soluzione. Nel frattempo in città arrivò un tipo strano che camminava suonando un piffero, e così facendo si avviò serso la Sala dove si discuteva. Davanti al consiglio il pifferaio disse di essere in grado di occuparsi lui di tutti quei topastri e di riuscire a liberare la città in cambio di mille fiorini d'oro. Vista la situazione di estrema urgenza, accettarono. Il signore portò il piffero in bocca e suonando iniziò ad attraversare la città, da subito si videro arrivare topi da tutti i buchi, dalle case, e da ogni via, erano centinaia, anzi milioni e tutti seguivano il pifferario affascinati dalla musica, quest'ultimo li condusse, sempre suonando, fino al fiume dove i topi, uno dopo l'altro, si gettarono in acqua. Tornato in città il pifferaio andò a riscuotere la somma pattuita, ma il Borgomastro, che ormai non aveva più il pensiero dei topi, si rifiutò di pagare la somma pattuita. Il pifferaio furioso minacciò che tutta la città si sarebbe pentita di non aver rispettato gli accordi e uscendo ricominciò a suonare, stavolta furono tutti i bambini a seguirlo come fossero dei burattini, camminavano compatti con i faccini sereni, allegri e soddisfatti. Il borgomastro vedendoli andar via, per non tornare più ..........qui sono diverse le conclusioni, le più antiche raccontano che i bambini sono morti tutti, altre più recenti hanno un lieto fine con la salvezza di un bambino o di tutti quanti.
martedì 20 marzo 2012
venerdì 16 marzo 2012
martedì 13 marzo 2012
Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri
Quando il diavolo ci mette lo zampino, c’è da tremare, ma se la Bestia è
donna, allora agitarsi sarà inutile, perché la fine è assicurata!
L’ultima raccolta di racconti di Andrea Camilleri dal titolo :-Il
diavolo, certamente- edito da Mondadori, inserito nella nuova collana
Libellule- pag. 177, euro 10, è un libro singolare e adatto a ogni tipo
di lettore.
La peculiarità di questo volume sta nel fatto che Camilleri
attraverso questi racconti, centra un duplice obiettivo e cioè, sia
quello di far riflettere il lettore di quanto sia mutevole e volubile la
vita, e sia di come una serie di coincidenze (forse), cambi per sempre,
lo svolgimento della storia personale di ognuno di noi.
La tensione
rimane sempre alta fino alla fine di ogni singola storia. Infatti, il
lettore viene catturato dai vari personaggi del libro che lo spingono
inesorabilmente a continuare la lettura. Tutti i racconti ruotano
attorno alla controversa personalità dell’essere umano. Talvolta
illuminata altre accecata da una mano invisibile che alcuni chiamano
destino, una fatalità che però, nella maggior parte dei casi, siamo noi
stessi a designarla. Storie di vita comune, di amanti, di coppie che
scoppiano come e soprattutto di vittime e di carnefici che
inconsciamente si cercano e fatalmente si incontrano.
E’ singolare e
forse inquietante apprendere che Lo Scrittore Camilleri quando ha
consegnato il manoscritto (si legge nel risvolto di copertina), era di
33 racconti di 3 pagine per un totale di 333, che sarebbe la metà di
666, il sinistro numero della Bestia.
Recensione di Enza Iozzia
martedì 6 marzo 2012
Il Giardino del Profeta di Kahlil Gibran
I piccoli, ma efficaci, messaggi che Gibran Kahlil Gibran ha immesso nel romanzo, sono stati forgiati affinché ognuno di noi colga quelli migliori per la completa comprensione di sé stesso, del mondo, dell'universo, di ogni essere vivente in esso presente e di…tutto.
Tratto dal libro:
"Pieta’ della nazione che acclama il bullo come eroe, e che considera generoso il conquistatore scintillante. Pieta’ di una nazione che disprezza una passione mentre sogna, ma si sottomette quando e’ sveglia. Pieta’ della nazione che non alza la voce se non durante i funerali, che non si vanta se non tra le sue rovine, e che non si ribella se non quando il suo collo e’ tra la spada e l’incudine. Pieta’ della nazione il cui politico e’ una volpe, il cui filosofo e’ un giocoliere, e la cui arte e’ quella di raffazzonare e scimmiottare. Pieta’ della nazione che accoglie il suo nuovo dominatore con le trombe, gli dice addio con urla di scorno, solo per accoglierne un altro con le trombe. Pieta’ della nazione i cui saggi sono resi muti dagli anni ed i cui uomini forti sono ancora nella culla. Pieta’ della nazione divisa in frammenti, ciascuno dei quali si ritiene una nazione”.
"Pieta’ della nazione che acclama il bullo come eroe, e che considera generoso il conquistatore scintillante. Pieta’ di una nazione che disprezza una passione mentre sogna, ma si sottomette quando e’ sveglia. Pieta’ della nazione che non alza la voce se non durante i funerali, che non si vanta se non tra le sue rovine, e che non si ribella se non quando il suo collo e’ tra la spada e l’incudine. Pieta’ della nazione il cui politico e’ una volpe, il cui filosofo e’ un giocoliere, e la cui arte e’ quella di raffazzonare e scimmiottare. Pieta’ della nazione che accoglie il suo nuovo dominatore con le trombe, gli dice addio con urla di scorno, solo per accoglierne un altro con le trombe. Pieta’ della nazione i cui saggi sono resi muti dagli anni ed i cui uomini forti sono ancora nella culla. Pieta’ della nazione divisa in frammenti, ciascuno dei quali si ritiene una nazione”.
giovedì 23 febbraio 2012
Il riflesso della luna piena di Gianluca Rini
Per chi crede nel confine sottile tra follia e normalità, per chi ama le storie che racchiudono il senso dell’impossibile, per chi è convinto che sotto la realtà che appare ai nostri occhi se ne nasconda un’altra più profonda, complessa e incredibile, “Il riflesso della luna piena” permette di entrare in contatto con la parte più buia di noi stessi e di scoprire che niente è come appare.
L’amore improvviso tra una misteriosa
ragazza e un ingegnere informatico è solo l’inizio di una vicenda che
ruota intorno all’asse dell’imprevedibilità e del fiato sospeso e che si
snoda lungo i sentieri dei colpi di scena.
Un maniaco si aggira indisturbato sotto
la luce tremolante della luna, i colori del thriller si mescolano alle
tinte della passione e dell’introspezione psicologica.mercoledì 22 febbraio 2012
La nascita di un pirata di Roberto Vetturani
Genova, anno 1627. Con lo scoppio della
peste, una giovane famiglia di pescatori, per salvare la vita al proprio
figlio Doria, appena nato, decide di fuggire e tentare il lungo e
pericoloso viaggio verso le nuove terre, le Americhe, con la speranza di
una nuova vita. Dopo una rocambolesca fuga dalla città in quarantena, a
bordo di una piccola barca, la famiglia Vrattenui viene raccolta da un
vascello francese che inizialmente accetta di portarli fino a Valencia,
in Spagna. In seguito a un viaggio pieno di sorprese, a Valencia
incontrano finalmente il loro mentore, Brett, un bucaniere di
Hispaniola, bizzarro ma leale e generoso, che li prenderà sotto la sua
ala, conducendoli nel mar dei Caraibi. Sull'isola tutto sembra procedere
per il meglio, e Doria cresce come un vero e proprio bucaniere. Finché
il re di Spagna non decide di inviare un esercito a invadere l’isola,
per sottomettere il popolo indigeno e uccidere tutti i bucanieri,
dichiarandoli pirati fuorilegge. Da qui inizia la straordinaria
avventura di Doria, che lo porterà, attraverso gli anni, ad essere uno
dei pirati più temibili del Mar dei Caraibi.
martedì 21 febbraio 2012
Nei panni degli altri di Gianna Martorella
La
famosa artista toscana ha racchiuso la sua vita all’interno del libro
“Nei panni degli altri” (Romano Editore), una sorta di diario che
descrive gli anni trascorsi di Gianna, dalla nascita a Piombino – città
mai dimenticata ed elemento imprescindibile nella formazione umana dell’artista – fino ad arrivare ai successi Rai, alle delusioni e finalmente alla voglia di tornare protagonista in TV.
Da imitatrice a scrittrice, Gianna Martorella ripercorre con questo libro non solo la sua carriera, dagli albori fino alle ultime apparizioni, ma anche la sua vita privata, i bei ricordi ma anche quelli più dolorosi.
Nel suo libro, l’autrice svelerà i “dietro le quinte” del mondo dello spettacolo, descrivendo con cura gli incontri che le hanno permesso di diventare la grande artista che è adesso, da Pippo Baudo a Enzo Tortora per arrivare al collega e maestro Paolo Limiti, al quale la Martorella rivolge bellissime parole ricche d’affetto e riconoscenza. I vari e divertenti aneddoti che si susseguono attraverso tutta l’opera sono accompagnati da una riflessione matura e appassionata in cui l’autrice non risparmia critiche a se stessa e agli altri.
Tra i ricordi del passato e le immancabili imitazioni che l’hanno resa celebre, Gianna promette un incontro appassionato e divertente, fatto di emozioni e risate, nostalgia dei tempi andati ma anche e soprattutto progetti costruttivi per il futuro.
“Nei panni degli altri” rappresenta un traguardo importante per Gianna Martorella che, nonostante sia una scrittrice emergente, riesce a trasmettere con efficacia tutte le sensazioni, le emozioni, le ansie, le gioie e le difficoltà che ha incontrato nel proprio cammino e che ha affrontato per raggiungere il successo professionale.
Di Luigi RinzoDa imitatrice a scrittrice, Gianna Martorella ripercorre con questo libro non solo la sua carriera, dagli albori fino alle ultime apparizioni, ma anche la sua vita privata, i bei ricordi ma anche quelli più dolorosi.
Nel suo libro, l’autrice svelerà i “dietro le quinte” del mondo dello spettacolo, descrivendo con cura gli incontri che le hanno permesso di diventare la grande artista che è adesso, da Pippo Baudo a Enzo Tortora per arrivare al collega e maestro Paolo Limiti, al quale la Martorella rivolge bellissime parole ricche d’affetto e riconoscenza. I vari e divertenti aneddoti che si susseguono attraverso tutta l’opera sono accompagnati da una riflessione matura e appassionata in cui l’autrice non risparmia critiche a se stessa e agli altri.
Tra i ricordi del passato e le immancabili imitazioni che l’hanno resa celebre, Gianna promette un incontro appassionato e divertente, fatto di emozioni e risate, nostalgia dei tempi andati ma anche e soprattutto progetti costruttivi per il futuro.
“Nei panni degli altri” rappresenta un traguardo importante per Gianna Martorella che, nonostante sia una scrittrice emergente, riesce a trasmettere con efficacia tutte le sensazioni, le emozioni, le ansie, le gioie e le difficoltà che ha incontrato nel proprio cammino e che ha affrontato per raggiungere il successo professionale.
Intervista allo scrittore Jonathan Franzen
“Così costruisco un bestseller.
E poi lo riscrivo”
Candidato al Nobel, nei suoi romanzi condensa anni di riflessioni. Eppure Jonathan Franzen rimette mano a un successo come Le correzioni. Qui ci racconta perché. Svelando come sia in soggezione di fronte a donne attraenti. E come siano volgari gli antidepressivi di Livia Manera, foto di Andy Ryan
Un pomeriggio con Jonathan Franzen può
cominciare bene o male. E questo è cominciato male: Franzen mi
aspettava il giorno prima. Ora, a New York ancora più che altrove, una
star come il cinquantaduenne autore di quattro romanzi i cui ultimi due,
Le correzioni e Libertà (Einaudi),
sono stati allo stesso tempo bestseller planetari e successi di critica
formidabili; uno scrittore che ha avuto la copertina di Time;
che malgrado l’aspetto da studente è già candidato al Nobel, e che per
di più, in questo momento, sta affrontando il compito di riscrivere Le correzioni
per una serie televisiva prodotta da Scott Rudin, avrebbe potuto dire:
mi spiace, lei ha perso la sua occasione. Ma è tipico invece di Jonathan
Franzen sforzarsi di correggere la distanza intellettuale e di
prestigio sociale che spesso lo separa dal prossimo. Al punto da
offrirsi di dire: «È capitato anche a me, una volta», mentre mi prende
il cappotto nell’ingresso del suo appartamento.
Davvero? Quando?
Quando ho passato un periodo a Washington per il New Yorker e
non mi sono presentato a un appuntamento con il vicepresidente perché
avevo staccato tutto - compresi posta elettronica e telefonino - per
scrivere il mio pezzo. Quando li ho riattaccati ho trovato almeno una
dozzina di telefonate della sua segreteria.
Se
sta parlando di Joe Biden come penso, l’ha fatta decisamente più grossa
di me. E così, con le carte della nostra intervista sparigliate, ci
sediamo al tavolo da pranzo tra la cucina e il salotto, e cominciamo a
parlare di come deve essere cambiata la sua vita da quando ha smesso di
essere un talentuoso ma frustrato giovane scrittore americano. E nella
peggiore delle date possibili – cioè il 12 settembre del 2001 - Le Correzioni è approdato in libreria e ha rubato il cuore al grande pubblico americano, con le sue 600 e più pagine su
una famiglia disfunzionale del Midwest, nemmeno tanto tipica.
Cosa le ha cambiato la vita dopo il successo del suo libro?
Più che la fama, sono i soldi a cambiarti la vita. Non ne avevo mai avuti prima che uscisse Le correzioni, quando
avevo
quarantun’anni. E la cosa curiosa è che dal momento che il mio modo di
essere era già formato, sarei rimasto un povero per il resto della mia
vita, con la differenza che oggi sono un povero con i soldi. Ma una cosa
la fama l’ha certamente cambiata. Oggi so che ogni volta che accendo il
computer c’è qualcuno che vuole qualcosa da me.
Come cosa?
Qualunque
cosa. Persone che vogliono mandarmi libri e manoscritti; che chiedono
raccomandazioni, o soldi per associazioni benefiche, o sostegno alle
loro cause; apparizioni personali, interviste, o cose come “Possiamo
venire a fotografare la sua libreria per un pezzo che stiamo preparando
sulle librerie delle persone famose?”. E cos’è tutto questo se non la
più abietta venerazione della fama?
Con la sua aria da ragazzo studioso e con i suoi occhiali spessi sembra un timido, ma le sue opinioni non sono
timide affatto.
Quando qualcuno ti ferma in aeroporto e ti dice che gli piacciono i tuoi libri, come fai a non essere contento?
Il
rovescio di questa medaglia è che chiunque incontri oggi mi vede in
primo luogo come una persona famosa. Per questo mi sono molto cari i
rapporti che risalgono a quando ero uno sconosciuto. La fama ti
costringe a convivere con la paranoia di chiederti continuamente: a
questa persona piaccio perché le piaccio sul serio, perché le piace
l’idea che ha di me, o perché il fatto che io le piaccia le è utile?
Allora non è vero che è un timido?
Sì e no.
Sono timido al telefono, per esempio: non mi piace parlare con le
persone che non conosco. Nemmeno ai party. E certamente sono timido con
le donne attraenti: la sicurezza sessuale non era certo una cosa che ti
dava una famiglia come la mia.
Lei
viene da un sobborgo di St. Louis nel Missouri, padre svedese, madre
americana. E nei suoi libri ha quasi sempre esplorato i luoghi e
l’ambiente sociale in cui è cresciuto.
Perché cercare altrove, quando puoi concentrarti su ciò che conosci bene?
Perché
potrebbe diventare una limitazione (la mia è una domanda provocatoria,
ma lui sorride tranquillo perché sa bene che non è vero).
Per
risponderle dovrei ricorrere al mio scrittore nordamericano preferito,
l’autrice di racconti Alice Munro, quando dice che «non c’è fine alla
complessità delle cose nelle cose». E se è questo che ti interessa,
allora i contorni del paesaggio che più ti è familiare sono la tua
àncora. Le limitazioni di cui ho veramente paura sono altre. Sono
abbastanza intelligente? Sono abbastanza sensibile? Ho accumulato
abbastanza esperienza, per trovare più cose nelle cose?
E cosa si risponde?
Senta:
scrivere un romanzo serio è qualcosa che ti costringe all’umiltà. Sono
passato quattro volte per l’esperienza di cominciare un romanzo e di non
avere la più pallida idea di come riuscire a scriverlo. E la soluzione è
sempre stata di iniettarvi un po’ di avventura. Il senso del rischio è
contagioso. Come lettore sono molto stimolato quando sento che uno
scrittore sta rischiando, che si sta misurando con qualcosa che potrebbe
esporlo alla vergogna, o a far del male a qualcuno.
Mi dice che cosa l’ha spinta allora ad accettare di riscrivere Le correzioni per la televisione, invece di lavorare a qualcosa di nuovo?
Me
lo chiedo anch’io. All’inizio dovevo essere solo un consulente alla
produzione. Ma la verità è che non vedo un altro scrittore che possa
conoscere i miei personaggi come li conosco io, e lavorare ad aggiungere
nuove scene.
Aggiungere nuove scene? Perché?
Perché un romanzo consiste nella virtuosa gestione di quello che ne rimane fuori. Nelle Correzioni molte
cose le avevo lasciate fuori perché non riuscivo a immaginarle, per
esempio. E invece adesso devo ritornarci sopra e farlo. Com’erano
veramente questi personaggi? Come sono diventati quello che sono?
Ce lo vuole dire? In altre parole, come si scrive un romanzo? È diverso da una sceneggiatura?
Il
lavoro vero avviene prima della scrittura. Quando poi ci arrivo, quello
che butto giù è più o meno la sua forma definitiva. Ciò che conta
veramente sono i tre, cinque, sette anni in cui ci penso su e prendo
appunti che raramente riguardo, ma che alla fine della giornata mi danno
l’idea di avere lavorato. Scrivere sceneggiature è esattamente
l’opposto.
Tutto questo lavoro di riflessione fa pensare alla psicoanalisi. È una cosa che fa parte della sua vita?
Preferisco non rispondere. Quello che posso dire è che sono desolato di vivere in una cultura che ha così svalutato
la
psicologia. Io mi muovo in un mondo freudiano, che cerca di capire
quali siano i veri motivi dietro le cose, e che usa la sensibilità per
comprendere in che modo i conflitti interiori diano forma alle persone e
ai loro comportamenti. E che tutto questo oggi sia rimpiazzato dalla
chimica del cervello, è un fatto di una volgarità inimmaginabile.
Le chiedo scusa, forse era una domanda troppo indiscreta.
No, può chiedermi quello che vuole (si allontana un attimo a prendere un bicchiere d’acqua, ndr).
Solo che una delle prime lezioni della fama, per tornare all’inizio
della nostra conversazione, è che quando rispondi non pensi che quello
che dici sarà stampato. E questo all’inizio mi ha procurato non pochi
guai, e di conseguenza rabbia… Ecco: una cosa che è cambiata in questi
anni è che non sono più così arrabbiato. So di apparire immodesto se le
dico che rileggendo Le correzioni
sono rimasto colpito da quanto sia ben scritto. Ma quello che voglio
dire è che ho visto una prosa in cui traspaiono rabbia e autodifesa:
come se con quelle frasi così curate volessi difendermi, dimostrando di
essere stato capace di scriverle.
Quella
rabbia ha fatto la sua fortuna. Le ha permesso di iniettare in un
romanzo ambizioso la vitalità e l’energia che lo hanno reso popolare.
Forse. Ma quando mi sono chiesto da dove venisse, non ho trovato una riposta. E così la soluzione è stata un altro
libro, Libertà. Con molta meno rabbia, meno paura nell’approccio alla lingua, e tuttavia lo stesso forte legame a tenere
insieme la scrittura e la vita.
Io donna 25 febbraio
lunedì 20 febbraio 2012
Dark kiss di Sarwat Chadda
Ancora vacillante per la morte del suo migliore amico, Kay, Billi viene scagliata nel centro dell'azione quando i Templari vengono chiamati per investigare attività sospette da parte dei licantropi. E questi licantropi non assomigliano a nulla che Billi abbia affrontato in passato. Si fanno chiamare Polenitsy – Uccisori di Uomini. Le antiche donne guerriere dell'Est Europa, che si supponeva fossero state sterminate secoli addietro. Ma ora sono là fuori, nascoste, e per cacciare una Figlia della Primavera – un Oracolo così potente da far saltare il vulcano di Yellowstone. Il loro scopo è quello di spazzare via l'umanità, una volta per tutte. I Templari seguono le tracce della bambina rapita fino in Russia, e gli unici che possono aiutarli sono i Bogatyr, un gruppo di cavalieri che potrebbero aver ceduto al lato oscuro. Per riconquistare l'Oracolo e salvare il mondo, Billi deve conquistare la fiducia di Ivan Romanov, un giovane, arrogante Bogatyr che sospetta delle persone in generale... e di Billi in particolare
venerdì 17 febbraio 2012
Vita e morte di un ingegnere di Edoardo Albinati
Vita e morte di un ingegnere di Edoardo Albinati
C'era una volta un'Italia attiva e industriosa, attraverso cui
scorrazzavano sulle loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli
imprenditori. L'ingegner Albinati era uno di questi. Ma la sua spinta
vitale all'improvviso cambia di segno trasformandosi in malattia, che lo
divora e se lo porta via in nove mesi, in una paradossale gestazione al
contrario.
A cosa serve un padre? E cosa resta di lui se non un mito? C'era una
volta un'Italia attiva e industriosa, attraverso cui scorrazzavano sulle
loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli imprenditori.
L'ingegner Albinati era uno di questi, prototipo di una razza al tempo
stesso serissima e scanzonata, di pionieri del benessere e fumatori
accaniti. In una memoria di crudele precisione, nutrita di tutto il
risentimento e dell'amore che si può nutrire verso un padre che non hai
abbracciato una sola volta in vita tua, Edoardo Albinati racconta la
lunga fuga di un uomo talentuoso attraverso i corridoi del boom
economico, l'amore, i doveri della famiglia, le aspirazioni segrete e
indicibili, e poi la malattia che obbliga a chiedersi: chi sono? Cosa ho
vissuto a fare? Chi ho amato veramente? Il ritratto vivo di una
generazione di uomini instancabili che hanno ricostruito l'Italia,
pagando questa loro impresa con un'incolmabile distanza dai loro figli.
Una parabola umana grande e dolorosa in cui molti potranno riconoscere
tracce della propria storia.
Presentazione:La grazia sufficiente e L’abitare l’attesa
Sabato 25 Febbraio (ore 18)
presso l'Antico Caffè San Marco - via Cesare Battisti, 18 Trieste
presentazione dei volumi:
La grazia sufficiente (Campanotto, 2010) di Giancarlo Micheli
L’abitare l’attesa (La Vita Felice, 2012) di Francesco Macciò
interverranno Gabriella Valera Gruber e gli Autori
con il patrocinio di:
Associazione Poesia e Solidarietà
Casa della Letteratura - Trieste
hanno scritto a proposito de La grazia sufficiente:
Il
valore della prosa del Micheli risiede esattamente nella capacità,
dispiegata in ogni frase e in ogni periodo, di portare alla luce nuove
realtà, dapprima linguistiche ma che si trasformano, poi, in nuove
realtà prettamente percettive.
Stefano Busellato
(Erba d’Arno, n.123, inverno 2011)
Romanzo tenace e appassionato, La grazia sufficiente
coniuga erudizione e poesia, grazie al suo linguaggio distillato e ben
forbito che cerca di supplire alle difficoltà della teologia
indimostrabile con la ben più robusta forza espressiva di una liricità
intensa e asciutta […].
Giuseppe Panella
(Zeta – rivista internazionale di poesia e ricerche, anno XXXII, n.3, 2010)
La
potenza evocativa di un linguaggio colto ed essenziale, dà luogo ad
ambientazioni e personaggi dai cromatismi puri al limite del
sovrasensibile, che affiorano da una dimensione spazio-temporale
immaginifica […].
Roberta Raggioli
(La Mosca di Milano, n.23, dicembre 2010)
Tra
i passi migliori del romanzo è senz'altro la descrizione della vita
familiare di Baruch in Giappone. […] Questo episodio è narrato con
toccante lirismo.
Marinella Lazzarini
(Literary, n.3, 2010)
La grazia sufficiente, sotto la veste di romanzo, nasconde in realtà un consistente midollo filosofico e spirituale. […] Questa lingua senza tempo è fatta per raccontare una storia senza tempo: quella dell’anima.
Anna Lisa Somma
(Bibliotecagiapponese.it, dicembre 2011)
L'incontro
e la eventuale compenetrazione di due culture così diverse -- quella
europea e quella orientale -- non è mai stata facile impresa per le
implicazioni e il pensiero dei rispettivi soggetti. Nel romanzo di
Micheli si scopre tuttavia, più che un'adesione formale, una
comprensione […].
Luciano Nanni
(Literary, n.4, 2010)
Passato
e presente si mescolano e si amalgamano con sapienza. Micheli si rivela
una voce interessante e non banale del nostro panorama culturale.
Serena Adesso
(Mangialibri.it, settembre 2011)
giovedì 16 febbraio 2012
L'amica geniale di Elena Ferrante
L'amica geniale comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L'autrice scava intanto nella natura complessa dell'amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l'Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l'andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l'autrice ci ha abituati... Non vogliamo dirvi altro per non guastare il piacere della lettura. Torniamo invece all'inizio. Dicevamo che L'amica geniale appartiene a quel genere di libro che si vorrebbe non finisse mai. E infatti non finisce. O, per dire meglio, porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell'infanzia e dell'adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto. Altri romanzi arriveranno nel giro di pochi mesi, per raccontarci la giovinezza, la maturità, la vecchiaia incipiente delle due amiche.
martedì 14 febbraio 2012
Alla Luce del Crepuscolo di Milena Rao
VAMPIRI E LUPI |
Per i veri appassionati del genere su Il giardino dei libri
A tutt'oggi, l'intrigante argomento del
vampirismo, al pari della licantropia e delle leggende sui lupi, è un
controverso oggetto di interesse e discussione, nonché fonte di
ispirazione per tutti quegli artisti che guardano oltre la luce del
crepuscolo per celebrare, attraverso le proprie opere, il fascino
misterioso dei figli della notte.
Mentre ancora troppo spesso queste complesse tematiche vengono sminuite, ridicolizzate ed etichettate come horror, rimanendo confinate all'interno del cinema o della letteratura di genere, e in taluni casi addirittura demonizzate, associate al male, alla perversione e al satanismo, questa ricerca, al contrario, si pone come obiettivo la riscoperta del vero volto dei lupi e dei vampiri, delle loro reali origini, della storia che ha generato il mito.
Scopri le verità su vampiri e lupi con questo libro.
Mentre ancora troppo spesso queste complesse tematiche vengono sminuite, ridicolizzate ed etichettate come horror, rimanendo confinate all'interno del cinema o della letteratura di genere, e in taluni casi addirittura demonizzate, associate al male, alla perversione e al satanismo, questa ricerca, al contrario, si pone come obiettivo la riscoperta del vero volto dei lupi e dei vampiri, delle loro reali origini, della storia che ha generato il mito.
Scopri le verità su vampiri e lupi con questo libro.
lunedì 13 febbraio 2012
Pensa in Grande e Manda Tutti al Diavolo
Come non accogliere fra i miei libri un testo del genere, Pensa in Grande e Manda Tutti al Diavolo. E' un augurio speciale a tutti gli amici di Librointornoame:
Trump racconta la sua vita con la grinta (e
la cattiveria) che lo contraddistingue e illustra ai lettori la sua formula per il potere e la ricchezza:
- cogliere il momento giusto
- vendicarsi, quando farlo e perché è così bello
- non perdere mai di vista l'obiettivo
- lavorare con passione
- vincere la paura
- creare la propria fortuna
- concludere i contratti giusti, non solo negli affari ma anche nel... matrimonio.
venerdì 10 febbraio 2012
ANTICRISI: COLTIVIAMO IL NOSTRO BASILICO
COLTIVARE IL BASILICO |
Quanto spendiamo in un anno per comprare il basilico che utilizziamo per le nostre ricette? Dipende sicuramente dal gusto personale, ma cos'è un sugo senza un qualche foglia di basilico, e la pizza? nella margherita due foglioline di basilico ci stanno proprio.
Un mazzolino di basilico costa da 1,00 euro fino anche a 2,00 euro dipende dalla grandezza del mazzolino ma anche dalla zona in cui si abita, dal periodo dell'anno, dalla richiesta rispetto all'offerta dello stesso, inoltre non sempre si riesce ad utilizzarlo tutto, qualche foglia si rovina e va buttata e se ne deve comprare dell'altro fresco. Qual'è la soluzione? Spendiamo poco per comprare una bustina di semini di basilico, un vasetto e un pò di terra e teniamo nel nostro balconcino qualche piantina di basilico.
ECCO COME FARE:
E' bene far coincidere la semina del basilico con l'arrivo della primavera, una volta messi diversi semini nel terriccio, si deve aver cura di annaffiare ogni tanto per non fare asciugare troppo la terra. Dopo qualche settimana le piantine inizieranno a spuntare, bisogna aspettare che crescano qualche centimetro e poi si può procedere a trapiantarne alcune in modo da lasciarne nel vaso un numero tale per poter crescere e svilupparsi. Con le piantine che togliamo possiamo fare degli alri vasi, o prendere dei bicchieri di plastica e mettervi 3-4 piantine con un pò di terriccio per ognuno per poterli regalare o fate voi se riuscite a ricavarci qualche centesimo potrete recuperare le spese iniziali.
In questo modo il nostro vasetto, innaffiato periodicamente, ci fornirà il basilico necessario per tutta l'estate e parte dell'autunno. Perchè le piantine si sviluppino bene le foglioline vanno raccolte spesso, allora quando ci avanzano possiamo congelarle in modo da averne anche nei mesi invernali quando nel vasetto non ci saranno più foglie.
Un altro consiglio: le piantine fanno i semini, tagliando i rami con i semini e lasciandoli asciugare messi in un cartoncino ci saremo preparati da soli i semi per la successiva primavera e non spenderemo più neanche i soldi per la bustina di semi.
Per ulteriori dettagli o consigli: librointornoame@gmail.com
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