lunedì 12 novembre 2012

L'Anopheles di Giovanni Savignano

 
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INTRODUZIONE
Ci sono la storia e l’attualità inerenti il mondo della sanità, l’attenzione per i particolari e le statistiche, in questo libro, intenso lavoro di ricerca di Giovanni Savignano, un medico-scrittore con la passione per il proprio mestiere e il desiderio di rendere noti, anche a non addetti ai lavori, le vicende che nei secoli hanno portato al sistema sanitario attuale. È un viaggio nel tessuto più profondo della rete di connessioni che gravitano intorno al concetto di “salute”, dagli aspetti storico-sociali a quelli economici fino ad arrivare alle normative e alle riforme che si sono succedute in tanti anni di cambi al potere. Se così troviamo da un lato riferimenti al costume e alla società di un tempo, addirittura a partire dagli Stati pre-unitari, dall’altro incuriosisce il particolareggiato excursus della storia dei Ministeri, della ricerca e dell’evoluzione delle strutture, ospedali e centri di studio, preposti al benessere e alla cura delle malattie. Non è solo un testo per tecnici e per studenti ma anche per i lettori curiosi, spinti dalla volontà di scoprire una fetta importante della nostra storia italiana, quella che riguarda la sanità, appunto. È la storia di ognuno di noi, dopotutto, inevitabilmente costretti, nella vita, a fare i conti con la salute, quello “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia” così come è definita nella Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzia dell’ONU istituita nel 1948 con l’obiettivo di operare per far raggiungere a tutte le popolazioni il livello di salute più elevato possibile.
Appare a noi ora impressionante il quadro che il libro tratteggia sullo stato di salute dei primi anni dell’Ottocento, quando in un clima dominato da povertà e carestia, facile posto trovavano malattie endemiche e contagiose. Una realtà, certo lontana, ma parte indelebile del nostro passato. Al lettore è implicitamente chiesto di immaginare, a colori, l’epoca in cui vi era una forte disparità fra le abitazioni in città e quelle nelle zone rurali, dove mancavano i più elementari servizi igienici. Il ritratto che emerge è quello di una Penisola pre-unitaria con forti disparità tra le regioni, un alto tasso di mortalità e l’incidenza di malattie endemiche ed epidemiche soprattutto tra gli strati più poveri della popolazione. Nello stesso tempo inizia la corsa ai primi vaccini e l’evoluzione degli strumenti di indagine e delle tecniche chirurgiche apre i primi spiragli di luce. In questo contesto, fatto di primi timidi approcci a una scienza vera e propria, spiccano, contrapposte, le figure del medico-fisico e del cerusico mentre il salasso fatica a uscire di scena e lo stetoscopio si fa spazio in ritardo rispetto ad altri Paesi.
Il libro tratteggia così anche la lenta affermazione dell’immagine professionale del medico e l’ancor più pigra evoluzione dei concetti di sanità pubblica, pubblica assistenza e sicurezza sanitaria. Non poteva mancare certo un accenno alle stesse strutture ospedaliere, prima centri di raccolta per ogni tipo di bisogno, tra cui accoglienza e carità.
L’autore accompagna il lettore, esperto o meno in materia, in un viaggio tra i vari Regni, ognuno depositario di un determinato livello di organizzazione sanitaria. Si scopre così che fu il Granducato di Toscana a meritarsi il podio più alto in tema di servizi sanitari.
Con l’Unità d’Italia, che l’autore introduce con riferimenti alla situazione sociale ed economica, la salute degli italiani è ancora insidiata da malattie infettive e malanni dovuti a carenze di vitamine. In agguato il colera, la febbre tifoidea, la salmonellosi, il vaiolo, la difterite, il tetano e il gozzo endemico. Ancora alta la mortalità infantile. È il tempo della larga diffusione delle Opere Pie e del tentativo di uniformare, per la prima volta, in tutto il territorio peninsulare, la legislazione in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera. Ospedali, case di riposo e opere pie ricevono il grande abbraccio della nuova Italia: da enti privati vengono trasformati in Istituti pubblici di assistenza e beneficenza. Lo scenario sta cambiando ma è ancora troppo presto per delineare un quadro confortante di soccorso al malato. Alla promulgazione di nuove leggi in materia si affianca il rinnovamento della didattica nelle facoltà di medicina.
Ricche di dettagli, le pagine proseguono nella descrizione delle politiche sanitarie in età fascista, tra cui la creazione delle casse mutue, l’attenzione alla maternità e all’infanzia, la lotta alla tubercolosi e la costruzione di nuovi centri sanatoriali.
Con la Costituzione della Repubblica italiana nuovi, perentori, concetti si affacciano in tema di welfare: l’individuo come cittadino vanta nei confronti dello Stato un vero e proprio diritto soggettivo alla tutela della propria salute intesa non solo come bene personale, ma anche come bene dell’intera collettività che ha bisogno della salute di tutti i suoi componenti per meglio crescere ed affermare i propri valori. Nel 1958, con la legge n. 259, viene istituito il Ministero della Sanità, scorporato da Ministero degli Interni. Il primo titolare del dicastero fu Vincenzo Monaldi. Ancora non si può parlare tuttavia di una vera e propria rete di assistenza e sicurezza socio-sanitaria. Nel frattempo la qualità della vita migliora, si parla di miracolo economico e si raggiungono nuovi traguardi nel campo della scienza medica.
Nel 1968, con la legge n. 132 (cosiddetta legge Mariotti, dal nome del ministro Luigi Mariotti), arriva la riforma del sistema degli ospedali, fino ad allora per lo più gestiti da enti di assistenza e beneficenza. La competenza della programmazione ospedaliera passa alle Regioni e viene costituito il Fondo nazionale ospedaliero.
Quali premesse per una vera riforma sanitaria, si inseriscono le norme contenute nella legge n.386 del 1974: l’estinzione dei debiti degli enti mutualistici nei confronti degli ospedali, l’istituzione del Fondo sanitario per l’assistenza ospedaliera, il trasferimento alle Regioni dei compiti di assistenza ospedaliera,lo scioglimento dei consigli di amministrazione degli enti mutualistici sostituiti da gestioni commissariali.
Il passaggio a una sanità universale e garantista arriva nel 1978, quando con la legge n. 833, viene istituito il Servizio sanitario nazionale. Viene finalmente data attuazione così all’art. 32 della Costituzione che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui.
“Seppur moderna e figlia di uno Stato civile, la riforma è il frutto di un compromesso tra le forze politiche e i bisogni della popolazione rivendicati in un decennio di lotta” precisa l’autore che, nel contempo, ricostruisce gli scenari di altri importanti cambiamenti: la legge sull’aborto, la chiusura dei manicomi e l’assistenza agli anziani.
Tra luci e ombre, sempre contestualizzando il periodo storico, il medico-scrittore accompagna il lettore dietro le quinte del nuovo sistema sanitario, “il cui spirito riformatore venne spesso tradito per il cattivo funzionamento di molte Usl e per gli episodi di lottizzazione verificatisi in questi organismi”. Mentre imperversa il dibattito tra sostenitori e detrattori della legge 883, viene avanti un altro concetto: Mala-Sanità. Da qui in poi il viaggio nel mondo della salute, disciplinata dall’ordinamento nazionale, continua tra descrizioni di fatti e “misfatti”, nuove leggi e l’avvicendarsi di ministri competenti in materia con idee spesso contrastanti in tema di spesa sanitaria. Entrano di scena alcuni temi delicati come l’interruzione di gravidanza e l’eutanasia. Lo stesso nome del dicastero si trasforma: da Ministero della Sanità, nome assunto nel 1958, diviene Ministero della Salute nel 2001 con una breve parentesi negli anni 2008-2009 quando venne fuso con il ministero del Lavoro e prese il nome di Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Con uno sguardo anche agli interventi più recenti, come il “Libro verde” del ministro Padoa-Schioppa e il “Libro bianco” del ministro Sacconi. L’autore si sofferma puntigliosamente su alcuni temi centrali: fra tutti, le modalità di finanziamento del welfare, il sistema di governo dell’offerta dei servizi sanitari e socio-assistenziali, le prospettive di governance decentrata in chiave federalista, l’integrazione tra risorse pubbliche e private.
Inevitabile il riferimento all’attualità e al nuovo governo Monti, il cui ministro della Salute Renato Balduzzi, in carica dal 16 novembre 2011, ha ereditato una situazione piena di difficoltà che, in un contesto di forte crisi economica, non si preannuncia di facile gestione. Quale sarà la sua politica in tema di spesa sanitaria?
Abbracciando due secoli, il libro ripercorre l’evoluzione del welfare sanitario con descrizioni puntuali degli sfondi economico-sociali e dei poteri sottesi al suo sviluppo. Tra un periodo e un altro, più vicino a noi, i contenziosi tra gli attori si moltiplicano e lo scenario assume connotazioni più difficili da cogliere. Arriva così in soccorso un autore che, medico radiologo, non poteva ovviamente tralasciare di descrivere anche le trasformazioni della figura del medico, il ruolo dei mezzi di informazione nella comunicazione della salute e nelle campagne di pubblicità sociale e quel rapporto tra medico e paziente che, da sempre aspetto critico della professione, intreccia etica e deontologia. (L.Z.)