giovedì 23 febbraio 2012

Il riflesso della luna piena di Gianluca Rini






Per chi crede nel confine sottile tra follia e normalità, per chi ama le storie che racchiudono il senso dell’impossibile, per chi è convinto che sotto la realtà che appare ai nostri occhi se ne nasconda un’altra più profonda, complessa e incredibile, “Il riflesso della luna piena” permette di entrare in contatto con la parte più buia di noi stessi e di scoprire che niente è come appare.
L’amore improvviso tra una misteriosa ragazza e un ingegnere informatico è solo l’inizio di una vicenda che ruota intorno all’asse dell’imprevedibilità e del fiato sospeso e che si snoda lungo i sentieri dei colpi di scena.
Un maniaco si aggira indisturbato sotto la luce tremolante della luna, i colori del thriller si mescolano alle tinte della passione e dell’introspezione psicologica.

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mercoledì 22 febbraio 2012

La nascita di un pirata di Roberto Vetturani






Genova, anno 1627. Con lo scoppio della peste, una giovane famiglia di pescatori, per salvare la vita al proprio figlio Doria, appena nato, decide di fuggire e tentare il lungo e pericoloso viaggio verso le nuove terre, le Americhe, con la speranza di una nuova vita. Dopo una rocambolesca fuga dalla città in quarantena, a bordo di una piccola barca, la famiglia Vrattenui viene raccolta da un vascello francese che inizialmente accetta di portarli fino a Valencia, in Spagna. In seguito a un viaggio pieno di sorprese, a Valencia incontrano finalmente il loro mentore, Brett, un bucaniere di Hispaniola, bizzarro ma leale e generoso, che li prenderà sotto la sua ala, conducendoli nel mar dei Caraibi. Sull'isola tutto sembra procedere per il meglio, e Doria cresce come un vero e proprio bucaniere. Finché il re di Spagna non decide di inviare un esercito a invadere l’isola, per sottomettere il popolo indigeno e uccidere tutti i bucanieri, dichiarandoli pirati fuorilegge. Da qui inizia la straordinaria avventura di Doria, che lo porterà, attraverso gli anni, ad essere uno dei pirati più temibili del Mar dei Caraibi.

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martedì 21 febbraio 2012

Nei panni degli altri di Gianna Martorella





La famosa artista toscana ha racchiuso la sua vita all’interno del libro “Nei panni degli altri” (Romano Editore), una sorta di diario che descrive gli anni trascorsi di Gianna, dalla nascita a Piombino – città mai dimenticata ed elemento imprescindibile nella formazione umana dell’artista – fino ad arrivare ai successi Rai, alle delusioni e finalmente alla voglia di tornare protagonista in TV.
Da imitatrice a scrittrice, Gianna Martorella ripercorre con questo libro non solo la sua carriera, dagli albori fino alle ultime apparizioni, ma anche la sua vita privata, i bei ricordi ma anche quelli più dolorosi.
Nel suo libro, l’autrice svelerà i “dietro le quinte” del mondo dello spettacolo, descrivendo con cura gli incontri che le hanno permesso di diventare la grande artista che è adesso, da Pippo Baudo a Enzo Tortora per arrivare al collega e maestro Paolo Limiti, al quale la Martorella rivolge bellissime parole ricche d’affetto e riconoscenza. I vari e divertenti aneddoti che si susseguono attraverso tutta l’opera sono accompagnati da una riflessione matura e appassionata in cui l’autrice non risparmia critiche a se stessa e agli altri.
Tra i ricordi del passato e le immancabili imitazioni che l’hanno resa celebre, Gianna promette un incontro appassionato e divertente, fatto di emozioni e risate, nostalgia dei tempi andati ma anche e soprattutto progetti costruttivi per il futuro.
“Nei panni degli altri” rappresenta un traguardo importante per Gianna Martorella che, nonostante sia una scrittrice emergente, riesce a trasmettere con efficacia tutte le sensazioni, le emozioni, le ansie, le gioie e le difficoltà che ha incontrato nel proprio cammino e che ha affrontato per raggiungere il successo professionale.
 Di Luigi Rinzo

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Intervista allo scrittore Jonathan Franzen

“Così costruisco un bestseller.
E poi lo riscrivo”





Candidato al Nobel, nei suoi romanzi condensa anni di riflessioni. Eppure Jonathan Franzen rimette mano a un successo come Le correzioni. Qui ci racconta perché. Svelando come sia in soggezione di fronte a donne attraenti. E come siano volgari gli antidepressivi di Livia Manera, foto di Andy Ryan
Un pomeriggio con Jonathan Franzen può cominciare bene o male. E questo è cominciato male: Franzen mi aspettava il giorno prima. Ora, a New York ancora più che altrove, una star come il cinquantaduenne autore di quattro romanzi i cui ultimi due, Le correzioni e Libertà (Einaudi), sono stati allo stesso tempo bestseller planetari e successi di critica formidabili; uno scrittore che ha avuto la copertina di Time; che malgrado l’aspetto da studente è già candidato al Nobel, e che per di più, in questo momento, sta affrontando il compito di riscrivere Le correzioni per una serie televisiva prodotta da Scott Rudin, avrebbe potuto dire: mi spiace, lei ha perso la sua occasione. Ma è tipico invece di Jonathan Franzen sforzarsi di correggere la distanza intellettuale e di prestigio sociale che spesso lo separa dal prossimo. Al punto da offrirsi di dire: «È capitato anche a me, una volta», mentre mi prende il cappotto nell’ingresso del suo appartamento.

Davvero? Quando?
Quando ho passato un periodo a Washington per il New Yorker e non mi sono presentato a un appuntamento con il vicepresidente perché avevo staccato tutto - compresi posta elettronica e telefonino - per scrivere il mio pezzo. Quando li ho riattaccati ho trovato almeno una dozzina di telefonate della sua segreteria.
Se sta parlando di Joe Biden come penso, l’ha fatta decisamente più grossa di me. E così, con le carte della nostra intervista sparigliate, ci sediamo al tavolo da pranzo tra la cucina e il salotto, e cominciamo a parlare di come deve essere cambiata la sua vita da quando ha smesso di essere un talentuoso ma frustrato giovane scrittore americano. E nella peggiore delle date possibili – cioè il 12 settembre del 2001 - Le Correzioni è approdato in libreria e ha rubato il cuore al grande pubblico americano, con le sue 600 e più pagine su
una famiglia disfunzionale del Midwest, nemmeno tanto tipica.

Cosa le ha cambiato la vita dopo il successo del suo libro?
Più che la fama, sono i soldi a cambiarti la vita. Non ne avevo mai avuti prima che uscisse Le correzioni, quando
avevo quarantun’anni. E la cosa curiosa è che dal momento che il mio modo di essere era già formato, sarei rimasto un povero per il resto della mia vita, con la differenza che oggi sono un povero con i soldi. Ma una cosa la fama l’ha certamente cambiata. Oggi so che ogni volta che accendo il computer c’è qualcuno che vuole qualcosa da me.

Come cosa?
Qualunque cosa. Persone che vogliono mandarmi libri e manoscritti; che chiedono raccomandazioni, o soldi per associazioni benefiche, o sostegno alle loro cause; apparizioni personali, interviste, o cose come “Possiamo venire a fotografare la sua libreria per un pezzo che stiamo preparando sulle librerie delle persone famose?”. E cos’è tutto questo se non la più abietta venerazione della fama?

Con la sua aria da ragazzo studioso e con i suoi occhiali spessi sembra un timido, ma le sue opinioni non sono
timide affatto.
Quando qualcuno ti ferma in aeroporto e ti dice che gli piacciono i tuoi libri, come fai a non essere contento?
Il rovescio di questa medaglia è che chiunque incontri oggi mi vede in primo luogo come una persona famosa. Per questo mi sono molto cari i rapporti che risalgono a quando ero uno sconosciuto. La fama ti costringe a convivere con la paranoia di chiederti continuamente: a questa persona piaccio perché le piaccio sul serio, perché le piace l’idea che ha di me, o perché il fatto che io le piaccia le è utile?

Allora non è vero che è un timido?
Sì e no. Sono timido al telefono, per esempio: non mi piace parlare con le persone che non conosco. Nemmeno ai party. E certamente sono timido con le donne attraenti: la sicurezza sessuale non era certo una cosa che ti dava una famiglia come la mia.

Lei viene da un sobborgo di St. Louis nel Missouri, padre svedese, madre americana. E nei suoi libri ha quasi sempre esplorato i luoghi e l’ambiente sociale in cui è cresciuto.
Perché cercare altrove, quando puoi concentrarti su ciò che conosci bene?





Perché potrebbe diventare una limitazione (la mia è una domanda provocatoria, ma lui sorride tranquillo perché sa bene che non è vero).
Per risponderle dovrei ricorrere al mio scrittore nordamericano preferito, l’autrice di racconti Alice Munro, quando dice che «non c’è fine alla complessità delle cose nelle cose». E se è questo che ti interessa, allora i contorni del paesaggio che più ti è familiare sono la tua àncora. Le limitazioni di cui ho veramente paura sono altre. Sono abbastanza intelligente? Sono abbastanza sensibile? Ho accumulato abbastanza esperienza, per trovare più cose nelle cose?

E cosa si risponde?
Senta: scrivere un romanzo serio è qualcosa che ti costringe all’umiltà. Sono passato quattro volte per l’esperienza di cominciare un romanzo e di non avere la più pallida idea di come riuscire a scriverlo. E la soluzione è sempre stata di iniettarvi un po’ di avventura. Il senso del rischio è contagioso. Come lettore sono molto stimolato quando sento che uno scrittore sta rischiando, che si sta misurando con qualcosa che potrebbe esporlo alla vergogna, o a far del male a qualcuno.

Mi dice che cosa l’ha spinta allora ad accettare di riscrivere Le correzioni per la televisione, invece di lavorare a qualcosa di nuovo?
Me lo chiedo anch’io. All’inizio dovevo essere solo un consulente alla produzione. Ma la verità è che non vedo un altro scrittore che possa conoscere i miei personaggi come li conosco io, e lavorare ad aggiungere nuove scene.

Aggiungere nuove scene? Perché?
Perché un romanzo consiste nella virtuosa gestione di quello che ne rimane fuori. Nelle Correzioni molte cose le avevo lasciate fuori perché non riuscivo a immaginarle, per esempio. E invece adesso devo ritornarci sopra e farlo. Com’erano veramente questi personaggi? Come sono diventati quello che sono?

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Ce lo vuole dire? In altre parole, come si scrive un romanzo? È diverso da una sceneggiatura?
Il lavoro vero avviene prima della scrittura. Quando poi ci arrivo, quello che butto giù è più o meno la sua forma definitiva. Ciò che conta veramente sono i tre, cinque, sette anni in cui ci penso su e prendo appunti che raramente riguardo, ma che alla fine della giornata mi danno l’idea di avere lavorato. Scrivere sceneggiature è esattamente l’opposto.

Tutto questo lavoro di riflessione fa pensare alla psicoanalisi. È una cosa che fa parte della sua vita?
Preferisco non rispondere. Quello che posso dire è che sono desolato di vivere in una cultura che ha così svalutato
la psicologia. Io mi muovo in un mondo freudiano, che cerca di capire quali siano i veri motivi dietro le cose, e che usa la sensibilità per comprendere in che modo i conflitti interiori diano forma alle persone e ai loro comportamenti. E che tutto questo oggi sia rimpiazzato dalla chimica del cervello, è un fatto di una volgarità inimmaginabile.

Le chiedo scusa, forse era una domanda troppo indiscreta.
No, può chiedermi quello che vuole (si allontana un attimo a prendere un bicchiere d’acqua, ndr). Solo che una delle prime lezioni della fama, per tornare all’inizio della nostra conversazione, è che quando rispondi non pensi che quello che dici sarà stampato. E questo all’inizio mi ha procurato non pochi guai, e di conseguenza rabbia… Ecco: una cosa che è cambiata in questi anni è che non sono più così arrabbiato. So di apparire immodesto se le dico che rileggendo Le correzioni sono rimasto colpito da quanto sia ben scritto. Ma quello che voglio dire è che ho visto una prosa in cui traspaiono rabbia e autodifesa: come se con quelle frasi così curate volessi difendermi, dimostrando di essere stato capace di scriverle.

Quella rabbia ha fatto la sua fortuna. Le ha permesso di iniettare in un romanzo ambizioso la vitalità e l’energia che lo hanno reso popolare.
Forse. Ma quando mi sono chiesto da dove venisse, non ho trovato una riposta. E così la soluzione è stata un altro
libro, Libertà. Con molta meno rabbia, meno paura nell’approccio alla lingua, e tuttavia lo stesso forte legame a tenere
insieme la scrittura e la vita.



Io donna 25 febbraio

lunedì 20 febbraio 2012

Dark kiss di Sarwat Chadda





Ancora vacillante per la morte del suo migliore amico, Kay, Billi viene scagliata nel centro dell'azione quando i Templari vengono chiamati per investigare attività sospette da parte dei licantropi. E questi licantropi non assomigliano a nulla che Billi abbia affrontato in passato. Si fanno chiamare Polenitsy – Uccisori di Uomini. Le antiche donne guerriere dell'Est Europa, che si supponeva fossero state sterminate secoli addietro. Ma ora sono là fuori, nascoste, e per cacciare una Figlia della Primavera – un Oracolo così potente da far saltare il vulcano di Yellowstone. Il loro scopo è quello di spazzare via l'umanità, una volta per tutte.  I Templari seguono le tracce della bambina rapita fino in Russia, e gli unici che possono aiutarli sono i Bogatyr, un gruppo di cavalieri che potrebbero aver ceduto al lato oscuro. Per riconquistare l'Oracolo e salvare il mondo, Billi deve conquistare la fiducia di Ivan Romanov, un giovane, arrogante Bogatyr che sospetta delle persone in generale... e di Billi in particolare Acquista Online su IlGiardinodeiLibri.it

venerdì 17 febbraio 2012

Vita e morte di un ingegnere di Edoardo Albinati

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Vita e morte di un ingegnere  di Edoardo Albinati

C'era una volta un'Italia attiva e industriosa, attraverso cui scorrazzavano sulle loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli imprenditori. L'ingegner Albinati era uno di questi. Ma la sua spinta vitale all'improvviso cambia di segno trasformandosi in malattia, che lo divora e se lo porta via in nove mesi, in una paradossale gestazione al contrario.

A cosa serve un padre? E cosa resta di lui se non un mito? C'era una volta un'Italia attiva e industriosa, attraverso cui scorrazzavano sulle loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli imprenditori. L'ingegner Albinati era uno di questi, prototipo di una razza al tempo stesso serissima e scanzonata, di pionieri del benessere e fumatori accaniti. In una memoria di crudele precisione, nutrita di tutto il risentimento e dell'amore che si può nutrire verso un padre che non hai abbracciato una sola volta in vita tua, Edoardo Albinati racconta la lunga fuga di un uomo talentuoso attraverso i corridoi del boom economico, l'amore, i doveri della famiglia, le aspirazioni segrete e indicibili, e poi la malattia che obbliga a chiedersi: chi sono? Cosa ho vissuto a fare? Chi ho amato veramente? Il ritratto vivo di una generazione di uomini instancabili che hanno ricostruito l'Italia, pagando questa loro impresa con un'incolmabile distanza dai loro figli. Una parabola umana grande e dolorosa in cui molti potranno riconoscere tracce della propria storia.



Presentazione:La grazia sufficiente e L’abitare l’attesa

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Sabato 25 Febbraio (ore 18)
presso l'Antico Caffè San Marco - via Cesare Battisti, 18 Trieste

presentazione dei volumi:

La grazia sufficiente (Campanotto, 2010) di Giancarlo Micheli
L’abitare l’attesa (La Vita Felice, 2012) di Francesco Macciò

interverranno Gabriella Valera Gruber e gli Autori

con il patrocinio di:
Associazione Poesia e Solidarietà
Casa della Letteratura - Trieste

hanno scritto a proposito de La grazia sufficiente:

Il valore della prosa del Micheli risiede esattamente nella capacità, dispiegata in ogni frase e in ogni periodo, di portare alla luce nuove realtà, dapprima linguistiche ma che si trasformano, poi, in nuove realtà prettamente percettive.
Stefano Busellato
(Erba d’Arno, n.123, inverno 2011)

Romanzo tenace e appassionato, La grazia sufficiente coniuga erudizione e poesia, grazie al suo linguaggio distillato e ben forbito che cerca di supplire alle difficoltà della teologia indimostrabile con la ben più robusta forza espressiva di una liricità intensa e asciutta […].
Giuseppe Panella 
(Zeta – rivista internazionale di poesia e ricerche, anno XXXII, n.3, 2010)

La potenza evocativa di un linguaggio colto ed essenziale, dà luogo ad ambientazioni e personaggi dai cromatismi puri al limite del sovrasensibile, che affiorano da una dimensione spazio-temporale immaginifica […].
Roberta Raggioli
 (La Mosca di Milano, n.23, dicembre 2010)
Tra i passi migliori del romanzo è senz'altro la descrizione della vita familiare di Baruch in Giappone. […] Questo episodio è narrato con toccante lirismo.
Marinella Lazzarini
(Literary, n.3, 2010)
La grazia sufficiente, sotto la veste di romanzo, nasconde in realtà un consistente midollo filosofico e spirituale. […] Questa lingua senza tempo è fatta per raccontare una storia senza tempo: quella dell’anima.
Anna Lisa Somma
 (Bibliotecagiapponese.it, dicembre 2011)

L'incontro e la eventuale compenetrazione di due culture così diverse -- quella europea e quella orientale -- non è mai stata facile impresa per le implicazioni e il pensiero dei rispettivi soggetti. Nel romanzo di Micheli si scopre tuttavia, più che un'adesione formale, una comprensione […].
Luciano Nanni
(Literary, n.4, 2010)

Passato e presente si mescolano e si amalgamano con sapienza. Micheli si rivela una voce interessante e non banale del nostro panorama culturale.
Serena Adesso
(Mangialibri.it, settembre 2011)



giovedì 16 febbraio 2012

L'amica geniale di Elena Ferrante





L'amica geniale comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L'autrice scava intanto nella natura complessa dell'amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l'Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l'andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l'autrice ci ha abituati... Non vogliamo dirvi altro per non guastare il piacere della lettura. Torniamo invece all'inizio. Dicevamo che L'amica geniale appartiene a quel genere di libro che si vorrebbe non finisse mai. E infatti non finisce. O, per dire meglio, porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell'infanzia e dell'adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto. Altri romanzi arriveranno nel giro di pochi mesi, per raccontarci la giovinezza, la maturità, la vecchiaia incipiente delle due amiche.
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martedì 14 febbraio 2012

Alla Luce del Crepuscolo di Milena Rao

VAMPIRI E LUPI
Per i veri appassionati del genere su Il giardino dei libri
A tutt'oggi, l'intrigante argomento del vampirismo, al pari della licantropia e delle leggende sui lupi, è un controverso oggetto di interesse e discussione, nonché fonte di ispirazione per tutti quegli artisti che guardano oltre la luce del crepuscolo per celebrare, attraverso le proprie opere, il fascino misterioso dei figli della notte.
Mentre ancora troppo spesso queste complesse tematiche vengono sminuite, ridicolizzate ed etichettate come horror, rimanendo confinate all'interno del cinema o della letteratura di genere, e in taluni casi addirittura demonizzate, associate al male, alla perversione e al satanismo, questa ricerca, al contrario, si pone come obiettivo la riscoperta del vero volto dei lupi e dei vampiri, delle loro reali origini, della storia che ha generato il mito.
Scopri le verità su vampiri e lupi con questo libro.






lunedì 13 febbraio 2012

Pensa in Grande e Manda Tutti al Diavolo





Come non accogliere fra i miei libri un testo del genere, Pensa in Grande e Manda Tutti al Diavolo. E' un augurio speciale a tutti gli amici di Librointornoame:
Trump racconta la sua vita con la grinta (e la cattiveria) che lo contraddistingue e illustra ai lettori la sua formula per il potere e la ricchezza:
  • cogliere il momento giusto
  • vendicarsi, quando farlo e perché è così bello
  • non perdere mai di vista l'obiettivo
  • lavorare con passione
  • vincere la paura
  • creare la propria fortuna
  • concludere i contratti giusti, non solo negli affari ma anche nel... matrimonio. 
Grinta e Cattiveria. 





venerdì 10 febbraio 2012

ANTICRISI: COLTIVIAMO IL NOSTRO BASILICO

COLTIVARE IL BASILICO

Quanto spendiamo in un anno per comprare il basilico che utilizziamo per le nostre ricette? Dipende sicuramente dal gusto personale, ma cos'è un sugo senza un qualche foglia di basilico, e la pizza? nella margherita due foglioline di basilico ci stanno proprio. 
Un mazzolino di basilico costa da 1,00 euro fino anche a 2,00 euro dipende dalla grandezza del mazzolino ma anche dalla zona in cui si abita, dal periodo dell'anno, dalla richiesta rispetto all'offerta dello stesso, inoltre non sempre si riesce ad utilizzarlo tutto, qualche foglia si rovina e va buttata e se ne deve comprare dell'altro fresco. Qual'è la soluzione? Spendiamo poco per comprare una bustina di semini di basilico, un vasetto e un pò di terra e teniamo nel nostro balconcino qualche piantina di basilico.
ECCO COME FARE:
E' bene far coincidere la semina del basilico con l'arrivo della primavera, una volta messi diversi semini nel terriccio, si deve aver cura di annaffiare ogni tanto per non fare asciugare troppo la terra. Dopo qualche settimana le piantine inizieranno a spuntare, bisogna aspettare che crescano qualche centimetro e poi si può procedere a trapiantarne alcune in modo da lasciarne nel vaso un numero tale per poter crescere e svilupparsi. Con le piantine che togliamo possiamo fare degli alri vasi, o prendere dei bicchieri di plastica e mettervi 3-4 piantine con un pò di terriccio per ognuno per poterli regalare o fate voi se riuscite a ricavarci qualche centesimo potrete recuperare le spese iniziali.
In questo modo il nostro vasetto, innaffiato periodicamente, ci fornirà il basilico necessario per tutta l'estate e parte dell'autunno. Perchè le piantine si sviluppino bene le foglioline vanno raccolte spesso, allora quando ci avanzano possiamo congelarle in modo da averne anche nei mesi invernali quando nel vasetto non ci saranno più foglie. 
Un altro consiglio: le piantine fanno i semini, tagliando i rami con i semini e lasciandoli asciugare messi in un cartoncino ci saremo preparati da soli i semi per la successiva primavera e non spenderemo più neanche i soldi per la bustina di semi.

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giovedì 9 febbraio 2012

Anteprima Io donna: 6 baci in cerca d'autore



6 baci in cerca d’autore
Appassionati, sinceri, falsi, sorprendenti, talvolta freddini. Di sicuro, sono sempre la spina dorsale di una storia d’amore. Di quelle vere e - soprattutto - di quelle fantasticate. Alla vigilia di San Valentino, ecco come una fotografa spagnola e sei scrittori declinano il celebre “apostrofo rosa tra le parole ti amo”. Romanticamente
di Cinzia Tani, Letizia Muratori, Paola Capriolo,
Barbara Alberti, Stenio Solinas, Alessandro D’Avenia,
foto di Marta Soul
La donna dai capelli rossi
di Cinzia Tani

Si erano incontrati e subito perduti. Lo sciopero l’aveva trattenuta nell’aeroporto dodici ore e il giornalista aveva intervistato anche lei per un servizio sui disagi dei viaggiatori. Poi non erano riusciti più a separarsi fino a quando l’altoparlante aveva annunciato il volo della ragazza dai capelli rossi. Andava a lavorare all’estero, non l’avrebbe visto più. Al momento dei saluti impulsivamente lo aveva baciato e una fotografa aveva fermato quell’istante. Nessuno dei due ha dimenticato quel bacio. Lei è tornata lasciandosi alle spalle un matrimonio finito. Lui è caporedattore, ha avuto molte storie senza ritrovare l’intensità di quella giornata all’aeroporto. Entrambi si sono riconosciuti nell’immagine pubblicata dal settimanale per San Valentino. Lei ha rintracciato la fotografa nell’assurda speranza che possa aiutarla a ritrovare l’uomo di cui non ricorda il cognome e l’ha pregata di spedirle una copia della fotografia. Poco dopo è stato lui a telefonare e ha ottenuto l’indirizzo della ragazza dai capelli rossi. Lei è stata avvertita e ora lo aspetta. Lo vede arrivare dalla finestra e si ritrae quando lui alza lo sguardo. Va all’ingresso e rimane immobile. Lui sfiora con la mano il campanello. Forse è uscita... forse non è sola... Meglio andarsene, riflettere, rimandare. Lei sente i passi che si allontanano e lascia la porta che per qualche istante ha assorbito i sospiri di entrambi, i colpi violenti del loro cuore. Poi ricorda lo slancio che dieci anni fa l’ha spinta nelle braccia di quell’uomo appena conosciuto. Spalanca la porta e lo chiama. Lui si volta. Il suo sguardo non è cambiato. Tutto è come allora, possono ricominciare da quel primo bacio.

Cinzia Tani, romana, scrittrice e autrice di numerosi programmi radio e televisivi. Tra i suoi libri: Amori crudeli,
Io sono un’assassina (Mondadori) e Stringimi (Piemme).




L’anima sulle labbra
di Alessandro D’Avenia


«Che progetti hai?» chiese lui. «Sopravvivere» rispose lei. «Beata te» La crisi tarlava tutto. I dialoghi tradivano un certo compiaciuto e finalmente lecito vittimismo, ma anche il cappuccino aveva la schiuma meno soffice, il dentifricio pizzicava troppo come negli anni ’80 e la luce del sole era ridotta ad uno strato lattiginoso sopra muri e tetti screpolati da altri soli un tempo ben più consapevoli.
Lui la baciò. I baci erano rimasti gli stessi. Neppure la crisi era capace di cambiarli. «Perché tra me e te metti sempre i tuoi baci?» chiese lei. «Che vuoi dire?» rispose lui. «Ci scontriamo sempre sulle nostre labbra» «Scontriamo?» «L’anima a me si concentra sulle labbra quando ti bacio e da lì vorrebbe saltare dentro la tua. Ma non la raggiungo mai» «Ci vai vicina?» «Sembra ogni volta che questa cosa sia un passo da noi, ma poi...» Lo baciò di nuovo. Di nuovo alla ricerca. Di nuovo. Adorare: dal lat. ad + os-oris (bocca): portare la bocca a. Tra i popoli antichi chi incontrava qualcuno ne afferrava un lembo della veste con la mano sinistra e baciava la propria destra, indirizzando poi quel bacio all’interessato. Come facciamo noi alle partenze dei treni dietro vetri impossibili da perforare. Per questo lei gli baciava sempre gli occhi. Sugli occhi soggiornava l’anima di lui. Sapeva che era l’unico modo di adorargli l’anima: baciarla. E li baciò ancora, quando lui li chiuse per l’ultima volta. E il bacio rimase sospeso, momentaneamente sospeso. Come il loro amore.

Alessandro D’Avenia, trentaquattro anni, dottore di ricerca in Lettere classiche, insegna Lettere al liceo ed è sceneggiatore.
A fine 2011 è uscito per Mondadori il suo secondo romanzo, Cose che nessuno sa.



Piccolo vocabolario
di Barbara Alberti

A. A me piacciono solo i baci. Il resto si fa perché si usa. (Da una lettera).
B. Baciarsi con la lingua? Mai! - Quando te lo spiegavano la prima volta pareva orribile. Poi, ai fatti…
C. Ci baciavamo dopo la scuola, nei parchi. D’un tratto i carabinieri a cavallo, cacciatori di piccoli amanti. Ci sovrastavano, lassù, fieri d’ aver mortificato due studentelli.
D. Dove vanno li basci dopo morti? – Si chiede un sonetto in romanesco di Marco Fabio Apolloni.
F. Fiabe: nelle fiabe il bacio risveglia dalla morte.
G. Ginnasio: per via dei carabinieri, andavamo a baciarci al cinema. Il film ce lo facevamo raccontare dopo per poterlo ridire a casa, se interrogati.
H. Ha paura del bacio la bella del circo, nel film muto The Unknown, perciò ama l’uomo senza braccia. Ma lui in realtà, nascoste, le ha.
E. E se le fa tagliare per sposarla. Quando torna lei ha vinto la fobia, e si sta baciando col
domatore.
I. Il bacio di Notorius, sterminato, fra Ingrid Bergman e Cary Grant, con la folla radunata attorno ai due amanti, anticipando - con grazia - lo svuotante esibizionismo odierno.
L. Le puttane non baciano. L’intimità vera è quella.
N. Non è pratica universale. La scrittrice Geneviève Makaping, del Camerun: Io ho imparato qui a baciare. Da noi, mai. Una cosa del genere fa schifo.
Q. Quei disgraziati che vanno a baciarsi in tv gridando “ti amo!” - e si lasciano subito dopo. Nell’amore c’è una forza che detta si disperde.
T. Tutto pur di eliminare il partner. Il bacio in chat. Patrimoni di scienza e ingegno per evitare il prossimo. Il brivido, senza l’ingombro della presenza.
Endre Ady: non bacio la femmina, bacio me stesso.

Barbara Alberti è nata in Umbria “tra angeli e diavoli”. Da molti anni tiene una rubrica di posta del cuore sulle testate Rcs.
Ha scritto sceneggiature, romanzi e saggi. L’ultimo è Riprendetevi la faccia (Mondadori).

ARTICOLO SU IO DONNA DEL 11/02/2012





mercoledì 8 febbraio 2012

ANTICRISI: TORTA DI COMPLEANNO

UN COMPLEANNO A PROVA DI CRISI
Sapete quanto ho pagato l'ultima torta comprata in pasticceria per un compleanno? Una torta per max 15 persone 49,90 euro. Veder volare 50,00 euro guadagnati duramente è stato un tantino difficile da mandar giù. (la torta invece è sparita in dieci minuti).
Mi dispiace per i pasticceri ma, visti i tempi di crisi, credo sia giunto il momento di iniziare a prepararci, anche per queste occasioni, le torte in casa. Impiegheremo un pò di tempo in più ma sicuramente risparmieremo denaro.
La sera prima (magari quando i figli sono già a letto o se preferiamo farli partecipare alla preparazione, un pò più presto) prepariamo il Pan di Spagna da condire l'indomani.
Per il Pan di Spagna servono:
250gr. di zucchero, 180gr. di amido, 7 uova, 1 bustina di lievito vanigliato, un pizzico di sale.
Innanzitutto separiamo i tuorli delle uova e montiamo le chiare a neve, aggiungiamo lo zucchero. A parte sbattiamo i tuorli e li aggiungiamo al composto, poi gradatamente mettiamo l'amido amalgamando in modo da evitare che si formino grumi. Un pizzico di sale e da ultimo il livito. Poi versiamo il tutto in uno stampo già imburrato e infarinato e passiamo nel forno caldo.
Controlliamo la cottura con una stecchino lungo, sforniamo e lasciamo riposare per l'indomani.
Il giorno dell'occasione prepariamo una buona crema pasticcera per condire il Pan di Spagna.
Per la crema pasticcera servono:
1 litro di latte, 4 cucchiai di amido, 2 uova, 8 cucchiai di zucchero, scorza di limone grattugiata, vanillina, cacao.
Sciogliamo a freddo l'amido con pochissimo latte, uniamo le uova e montiamo tutto per 15-20 minuti. Versiamo il composto in un pentolino con il resto del latte già messo sul fuoco, aggiungiamo lo zucchero, la scorza di limone, la vanillina. Facciamo cuocere a fuoco lento per un quarto d'ora, mescolando sempre, dopo separiamo metà crema e vi aggiungiamo il cacao. Così faremo due strati alla nostra torta uno al cacao e uno bianco.
Facciamo raffreddare un pò la crema, mescolando ogni tanto e procediamo a tagliare il Pan di Spagna in modo da formare due o più strati a nostro piacimento. 
Scegliamo un liquore dolce da unire a dell'acqua zuccherata per inumidire lo strato di Pan di Spagna prima di condire con la crema. Completati tutti gli strati prepariamo una busta di panna da montare per le rifinizioni. Al supermercato troviamo pure roselline o ostie decorate da utilizzare a nostro gusto e fantasia per rifinire il nostro dolce. Mettiamo in frigo e serviamo dopo il pranzo o la cena.
A conti fatti si risparmia almeno la metà.

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martedì 7 febbraio 2012

ANTICRISI: FACCIAMO LA PASSATA DI POMODORO IN CASA

LA TUA PASSATA DI POMODORO




Uno degli alimenti più utilizzati nella cucina italiana penso sia proprio il pomodoro ed in particolare 'la passata di pomodoro'. Ne esistono di diverse marche, più o meno costose, ma in un periodo come questo in cui il carrello della spesa sta diventando difficile da riempire a causa del costo elevato di ogni tipo di bene e servizio e del bassissimo potere d'acquisto dei vecchi stipendi (per i fortunati che ancora hanno uno stipendio da portare a casa ogni mese), credo sia il caso di iniziare a pensare a come risparmiare, un metodo è sicuramente quello delle conserve fatte in casa, da tenere in cantina o in garage o ovunque si riesca a trovare spazio, in modo da abbassare notevolmente sia il prezzo del singolo bene sia i costi accessori (compreso quello del carburante:meno cosa dobbiamo comprare meno volte dovremo spostarci con l'auto).

COME ORGANIZZARCI:
Per preparare delle conserve di passata di pomodoro il periodo è quello estivo, in estate c'è abbondanza di pomodoro e si può riuscire a comprarne qualche cassetta ad un prezzo molto basso (per chi vive in zone dove ci sono le serre di coltivazione dei pomodori sarà utile sapere che una volta sfruttate abbastanza le piante i proprietari strappano via le piante anche se ci sono ancora pomodori, perchè a quel punto per loro non sarebbe più conveniente raccoglierli, quella può essere una buona occasione per procurarsi dei pomodori anche gratis).
Un'altra cosa necessaria sono bottiglie di vetro in cui conservare il pomodoro, vanno benissimo le bottiglie delle passate prese al supermercato o anche quelle dei succhi di frutta, no invece a bottiglie dove ci siano stati prodotti acidi come potrebbero essere il vino o l'aceto. Queste bottiglie vanno lavate accuratamente e lasciate asciugare molto bene, se possibile si possono mettere dentro un contenitore a testa in giù senza tappo e al sole, in modo che sia calde al momento del riempimento.
Per chi lo gradisce può aggiungere qualche foglia di basilico (anche questo coltivato nel proprio balcone di casa).
PROCEDIAMO:
Lavate bene i pomodori e tagliuzzateli grossolanamente in una pentola, dove di tanto in tanto avrete cura di schiacciarli un pò per aiutare il succo ad uscire. Riempita la pentola mettetela sul fuoco, aggiungete un pò di sale e fate cuocere mescolando per non fare attaccare il pomodoro.
Quando il pomodoro è cotto, va passato con un passaverdure o con una apposita macchina, ma il passaverdure va benissimo. Il pomodoro passato va rimesso a cuocere aggiungendo qualche foglia di basilico e aggiustando di sale, quando la consistenza è quella della passata (comunque si può fare a proprio gusto) si iniziano a riempire le bottiglie un pò calde, sopra il pomodoro si può aggiungere un dito di olio, che proteggerà la nostra passata nel tempo, poi si chiude bene il tappo e si conservano le bottiglie in un contenitore ricoperto di stoffe vecchie in modo da mantere il calore per un pò di tempo.
Dopo un paio di giorni si va a controllare se le bottiglie si sono raffreddate, in questo caso si possono sistemare nella dispensa, dove potranno resistere in ottimo stato anche per più anni. E così non dovrete più caricare cassette piene di bottiglie di passata dal supermercato fino a casa, e la vostra economia familiare vi assicuro nè gioverà.
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lunedì 6 febbraio 2012

ANTICRISI: FACCIAMO IL PANE IN CASA




 IL PANE CHE CONVIENE


A proposito di crisi, quanto costa il pane nella vostra città?
Nella mia città il costo del pane, da qualche mese a questa parte, parte dai 3,00 euro al Kg a salire in base al tipo (pasta dura, tenera, soia, integrale, speciale,......). Sempre nella mia città al supermercato la farina di grano si aggira sui 0,70 euro al Kg ( a volte trovo l'offerta e la prendo anche meno). 
Facendo due conti direi che forse converrebbe farlo in casa, specialmente quando magari non si deve uscire per fare altro e si va ad utilizzare l'auto ( attenzione al prezzo del carburante) solo per questo acquisto. 
VEDIAMO SE CONVIENE
Prendiamo un Kg di farina (0,70 centesimi di euro circa), un pizzico di sale (0,00001 centesimi di euro) e dell'acqua potabile (va bene quella del rubinetto).
Un paio di giorni prima amalgamiamo un pò di farina con dell'acqua, forniamo poi un piccolo panetto tondo, non troppo morbido e lo lasciamo riposare in una tazza con un goccino di olio sopra, questo, una volta inacidito, sarà il nostro lievito naturale, che oltre ad essere economico,  dà un gusto e un profumo particolare al pane e lo rende più digeribile.
Una volta ottenuto il lievito naturale (che fra l'altro può essere conservato in frigo da una settimana a l'altra) procediamo:
se abbiamo la possibilità la sera prima (altrimenti quando facciamo il pane) rinnoviamo il lievito naturale ("cruscenti"), lo impastiamo con la farina l'acqua necessaria e ne rimettiamo un piccolo panetto in una tazza per la prossima volta.
Quindi passiamo alla lavorazione di tutto l'impasto, avendo cura di aggiungere un pizzico di sale (quantità secondo il gusto) direttamente nell'acqua un pò calda da usare per impastare. Lavorare abbastanza la pasta per il pane e procedere successivamente a dare la forma preferita. Per ottenere delle pagnotte basta aggiungere una quantità maggiore di acqua e rendere l'impasto più morbido.
I singoli pezzi lavorati vanno messi a riposo in una tovaglia e coperti per creare una temperatura calda che faciliti la livitazione.
Dando dei colpetti al pane ci si accorge quando è lievito in quanto il suono diventa pieno. Allora è il momento di infornare.
Un'altra ottima caratteristica di questo pane è che dura per giorni senza indurire, per cui, come si faceva una volta, potete farlo anche una volta a settimana. 
Che dite con con 3,00 euro quanto pane possiamo avere?

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mercoledì 1 febbraio 2012

“Così ho steso il mio velo rosa su Teheran”

Quarantenni istruite e combattive. Con le stesse piccole e grandi angosce delle coetanee occidentali. Sono le iraniane narrate da Nahid Tabatabai, autrice di successo nel suo Paese finalmente tradotta anche da noi. Per superare il cliché del chador di Sara Hejazi.
Abituati ormai da decenni a cercare l’esotico nei libri scritti fuori dal nostro immaginato e immaginario Occidente, viene automatico percorrere il romanzo Chehelsaleghi (A quarant’anni) dell’autrice iraniana Nahid Tabatabai, alla morbosa ricerca di chador neri, uomini gelosi e violenti... E invece ci si trova dinanzi alla narrazione di un universale, post-moderno e tutto femminile bilancio esistenziale sulla soglia dei quarant’anni. Come potrebbe capitare anche alla protagonista di un romanzo o di un film europeo o nordamericano. La borghesia iraniana si rivela, così, più occidentalizzata di quanto siamo stati abituati a credere. Immersa in una città caotica e dinamica, com’è Teheran oggi, ha a portata di mano le opportunità del mondo globale, in termini di sviluppo economico e consumi, ma anche in fatto di espressione e autorealizzazione. Però è soffocata dall’insicurezza politica, dalla ricerca di legittimità culturale, da un vago sapore di rimpianto. E dal dissonante rapporto tra governo e società civile. L’autrice Nahid Tabatabai ha oggi 53 anni e ha avuto giusto il tempo di vivere i grandi eventi storici che hanno segnato il suo Paese: dalla rivoluzione islamica del 1979, alla guerra con l’Iraq, all’era Khatami. Drammaturga per formazione, nei suoi racconti fotografa perfettamente e con una prosa semplice le diverse sfaccettature di una società complessa; questo fa di lei una delle autrici più lette nell’Iran contemporaneo. Come ci spiega lei stessa: «Piaccio soprattutto alle donne: un po’ perché ormai in tutto il mondo la narrativa è prodotta da e destinata al gentil sesso, un po’ perché c’è stata una grande evoluzione della figura femminile in Iran dopo la rivoluzione e, soprattutto, dopo la guerra con l’Iraq. Il cambiamento sociale è stato talmente rapido, che spesso ci si trova disorientate: la narrativa in questo aiuta a sentirsi un po’ meno sole, a confermare che le cose stanno così». Sì, ma come stanno le cose? «Le donne sono istruite, combattive, lavoratrici. Come quelle occidentali, vivono il dilemma tra un modello di femminilità dove dominano i ruoli tradizionali di madri e mogli, e la voglia di emanciparsi per essere qualcos’altro » spiega Felicetta Ferraro, ideatrice del progetto editoriale Ponte33 che traduce e pubblica per l’Italia il romanzo. Poi c’è un altro dilemma squisitamente borghese: quello tra la bellezza femminile, che fatalmente sfiorisce con la fine della giovinezza, e la ricerca di nuovi valori estetici, come il fascino, che rappresenta una bellezza conquistata, svincolata dall’età anagrafica. “La vecchiaia è un viso deforme che qualcuno attacca con un mucchio di colla alla nostra faccia, mentre sotto c’è ancora quello giovane che soffoca. E poi, all’improvviso, capisci che sei vecchia e ancora non hai realizzato nessuno dei tuoi progetti” dice emblematicamente la protagonista di A quarant’anni, facendosi portavoce di un pensiero femminile universale, per poi riscoprirsi bella proprio grazie al fascino che emana mentre suona il suo violoncello. Ma vi sono altre realtà che il pubblico femminile iraniano vuole sentirsi raccontare: le storie di ragazze madri, di prostitute, di omosessuali: tutti tasselli che ricompongono il grande mosaico moderno. Sono le storie più difficili da pubblicare, perché devono aggirare la censura: così gli scrittori narrano la realtà con cautela, usando allusioni, rimandi, metafore, attraverso mille difficoltà anche burocratiche. I disagi e gli ostacoli del presente ce li racconta la stessa Tabatabai: «Dirigo una piccola casa editrice per promuovere le giovani promesse della nostra narrativa; ma è sempre più difficile: tutti i giorni si inizia con una cattiva notizia. Il malessere e l’incertezza sul futuro del Paese fanno perdere a molti la voglia di scrivere. Penso continuamente alla possibilità che inizi una nuova guerra. Non abbiamo ancora superato le conseguenze psicologiche del conflitto precedente, non potrei sopportare la paura, il terrore e le disgrazie che ne conseguono, per tutti. Ma che posso fare? Scrivo, traduco, mi affliggo…» Perché c’è un’altra profonda contraddizione nell’Iran moderno: da una parte c’è un immenso potenziale sociale creativo, una popolazione giovane, un alto tasso di istruzione, dinamismo e modernità generalizzati, dall’altra ci sono la staticità della politica, le difficoltà economiche e i complicati rapporti con l’Occidente. «La comunità culturale è molto delusa, scoraggiata» racconta Nahid. «Gli scrittori hanno perso la voglia di scrivere. il permesso di pubblicare i libri arriva molto tardi onon arriva proprio… La carta è diventata carissima. Ciò di cui avremmo bisogno, dopo tutto ciò che abbiamo vissuto come nazione, è soprattutto un po’ di serenità». Per questo il progetto editoriale di Ponte33 raccoglie una doppia sfida: far conoscere ai lettori italiani una narrativa iraniana più autentica e meno propagandistica e dar voce alle forze creative che, nonostante le difficoltà, continuano comunque a tenere vivo il dibattito culturale in un Paese difficile come la Repubblica Islamica d’Iran. 
Articolo su Io Donna dal 04/02/2012



Stieg, ti vendico io un millennium dopo

A sette anni dalla morte di Larsson, Eva Gabrielsson gli dedica un libro-monumento in cui racconta i segreti del compagno. Compresa la trama del quarto e (finora) misteriosissimo volume.