sabato 16 luglio 2011

INFERNAPOLI DI PEPPE LANZETTA

Peppe Lanzetta, artista eclettico e versatile, è molto conosciuto nel mondo del cinema, ma non solo. La sua popolarità spazia dal teatro alla musica e, forse proprio per questo, non tutti sanno che la sua attività di scrittore è cominciata da più di un decennio con la Feltrinelli. Se nel noto libro di racconti "A Napoli tutti hanno un soprannome", redatto dal conterraneo Antimo Pappadia, ci veniva spiegato perchè ogni napoletano abbia un soprannome, nel suo ultimo lavoro "InferNapoli" (Garzanti, 2011) Peppe Lanzetta ce lo racconta attraverso un protagonista dall’epiteto veramente singolare: Vincent Profumo. Una storia avvincente dove il personaggio principale, per l’appunto Vincent Profumo (così soprannominato per l’incredibile quantitativo dell’omonima marca di profumo da lui utilizzata), interpreta un killer spietato e fuori dagli schemi tradizionali, un prototipo di capo camorrista con una personalità ambivalente e peculiare. Vero e proprio dottor Jekyll e mr. Hyde della malavita organizzata, il boss della camorra uccide spietatamente i suoi nemici ma poi, quando torna a casa, si commuove ascoltando la musica di Maria Callas. Vincent Profumo prova una stima e un’ammirazione verso la cantante lirica che col tempo si trasforma in mera ossessione. Una venerazione patologica che lo induce a battezzare le sue tre figlie col nome dell’indimenticabile soprano e cioè: MariaSole, MariaLuna e MariaStella. Oltre a raccontarci la difficile realtà partenopea, Peppe Lanzetta ci espone con una certa chiarezza di idee un dualismo che in fondo è in ognuno di noi. Un’ambivalenza che se resta nei limiti della normalità ci aiuta anche a vivere la vita in modo più pieno e appagante, ma quando sconfina nella malattia mentale arreca incalcolabili danni a se stesso, alla propria famiglia e all’intera società. Come insegnano le più elementari scuole di psicologia, infatti, il dualismo è inversamente proporzionale all’integrità psichica del soggetto, pertanto possiamo asserire senza ombra di dubbio, che il Signor Vincent, oltre ad essere un malavitoso, abbia anche seri disturbi mentali.

Recensione di Enza Iozzia

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