martedì 27 aprile 2010

INGRESSO di Luigi Pirandello

INGRESSO di Luigi Pirandello

All’ingresso della vita,

timoroso, m’affacciai

da una porta semichiusa.

Vi picchiai sú con due dita,

poi con garbo dimandai:

– «È permesso? Chiedo scusa...

Entro o no?..» – Silenzio.

Spingo allor, pian pian, la porta.

Bujo pesto. Ne sorrido;

ma agghiacciar dentro mi sento.

– «Che la vita sia già morta?»

Vo tentoni; inciampo. un grido,

mi riempie di spavento:

– «Non ci vedi? Canchero!» –

Chi un fiammifero ora sfrega

in quel bujo alla parete?

Ecco lume alfine. Vedo

una vecchia, sconcia strega

chi mi spia; poi fa: – «Chi siete?»

– «Ecco, – le rispondo, – chiedo

scusa dell’incomodo...

Io son un che arriva adesso.

Sarà tardi? Nel viaggio

ho la via forse smarrita...

Ma – potendo – col permesso,

lesto lesto, di passaggio,

visitar vorrei la vita.

Me ne vado subito...» –

– «Ah, tu pur, tu pur d’entrare

nella vita hai voglia? Sciocco!

Che t’aspetti? dimmi un po’...

Non hai dunque altro da fare?»–

Sto a guardar come un allocco

e rispondo: – «Ma... non so...

non so nulla... proprio...» –

– «Eh, si vede! – allor soggiunge

la stregaccia. – Piglia a caso

la tua sorte, e ben t’occorra!

Pria d’entrare, ognun che giunge,

si fornisce in questo vaso

d’un malanno per zavorra.

Sai l’antica storia

di Promèteo e di Pandora?

Sú, sú, prendi: il vaso è qui.

Io Pandora son; vecchiaja

maledetta! vivo ancora,

e ridotta son cosí

a far qui da portinaja.

Basta. Hai preso? Sbrigati!» –

Affondai la man tremante

in quel cavo enorme, oscuro,

e la sorte mia pescai;

poscia entrai... Ne ho viste tante,

che oramai piú non mi curo

di saper qual male mai

rechi la mia tessera.

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