lunedì 25 giugno 2007

L'uomo della Provvidenza


A mezzo secolo dalla morte, è possibile parlare di Mussolini con la stessa asettica obiettività che si riserva a personaggi come Cavour e Giolitti, Garibaldi e Mazzini? Possiamo ricordarlo, nel bene e nel male, senza lasciarci sopraffare dai pregiudizi? Spinto da questi stimolanti interrogativi, Arrigo Petacco ricostruisce con nitore e realismo la straordinaria vicenda del 'figlio del fabbro', sottraendola al fitto polverone di esaltazione e di denigrazione nel quale è stata sempre avvolta. Non si tratta dell'ennesima biografia del Duce, bensì di una scelta accurata degli episodi più significativi della sua parabola politica, che troppo spesso sono stati oggetto di un'interpretazione fuorviante da parte della storiografia d'orientamento fascista e antifascista. La ricostruzione di tali eventi si avvale di numerose testimonianze raccolte negli archivi pubblici e privati, fra cui spicca quella del tutto inedita della figlia Edda, che nelle sue memorie raccolse le confidenze e i pensieri più intimi del padre. Con la consueta agilità di scrittura, l'autore ripercorre gli anni della giovinezza di Mussolini, il sogno rivoluzionario (condiviso con il futuro leader socialista Pietro Nenni e con il futuro fondatore del Partito comunista Nicola Bombacci), gli amori burrascosi, l'attività di giornalista e di scrittore. Rievoca poi i principali avvenimenti di cui, una volta conquistato il potere, fu l'indiscutibile protagonista: dal caso Matteotti al Concordato con la Chiesa (grazie al quale verrà definito da papa Pio XI "l'uomo della Provvidenza"), alle grandi riforme economiche e alle imprese militari (che, con la fondazione dell'impero, segnarono il culmine del consenso popolare al regime), per giungere nel 1938 a quella Conferenza internazionale di Monaco che lo fece assurgere al rango di grande statista, ma significò anche l'inizio della sua inarrestabile caduta. Da allora infatti, come se un maleficio ne avesse inquinato la mente, l'uomo che "aveva sempre ragione" ebbe sempre torto, e fu l'abominio. Dopo il patto d'Acciaio con la Germania nazista e il 'male assoluto' delle leggi razziali, la rassegnata sudditanza di Mussolini a Hitler porterà l'Italia alla rovina e costringerà lui, umiliato e fuggiasco, ad attendere la fine nel cupo crepuscolo di Salò.

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