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INTRODUZIONE
Ci sono la storia e l’attualità
inerenti il mondo della sanità, l’attenzione per i particolari e
le statistiche, in questo libro, intenso lavoro di ricerca di
Giovanni Savignano, un medico-scrittore con la passione per il
proprio mestiere e il desiderio di rendere noti, anche a non addetti
ai lavori, le vicende che nei secoli hanno portato al sistema
sanitario attuale. È un viaggio nel tessuto più profondo della rete
di connessioni che gravitano intorno al concetto di “salute”,
dagli aspetti storico-sociali a quelli economici fino ad arrivare
alle normative e alle riforme che si sono succedute in tanti anni di
cambi al potere. Se così troviamo da un lato riferimenti al costume
e alla società di un tempo, addirittura a partire dagli Stati
pre-unitari, dall’altro incuriosisce il particolareggiato excursus
della storia dei Ministeri, della ricerca e dell’evoluzione delle
strutture, ospedali e centri di studio, preposti al benessere e alla
cura delle malattie. Non è solo un testo per tecnici e per studenti
ma anche per i lettori curiosi, spinti dalla volontà di scoprire una
fetta importante della nostra storia italiana, quella che riguarda la
sanità, appunto. È la storia di ognuno di noi, dopotutto,
inevitabilmente costretti, nella vita, a fare i conti con la salute,
quello “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e
non semplice assenza di malattia” così come è definita nella
Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzia
dell’ONU istituita nel 1948 con l’obiettivo di operare per far
raggiungere a tutte le popolazioni il livello di salute più elevato
possibile.
Appare a noi ora impressionante il
quadro che il libro tratteggia sullo stato di salute dei primi anni
dell’Ottocento, quando in un clima dominato da povertà e carestia,
facile posto trovavano malattie endemiche e contagiose. Una realtà,
certo lontana, ma parte indelebile del nostro passato. Al lettore è
implicitamente chiesto di immaginare, a colori, l’epoca in cui vi
era una forte disparità fra le abitazioni in città e quelle nelle
zone rurali, dove mancavano i più elementari servizi igienici. Il
ritratto che emerge è quello di una Penisola pre-unitaria con forti
disparità tra le regioni, un alto tasso di mortalità e l’incidenza
di malattie endemiche ed epidemiche soprattutto tra gli strati più
poveri della popolazione. Nello stesso tempo inizia la corsa ai primi
vaccini e l’evoluzione degli strumenti di indagine e delle tecniche
chirurgiche apre i primi spiragli di luce. In questo contesto, fatto
di primi timidi approcci a una scienza vera e propria, spiccano,
contrapposte, le figure del medico-fisico e del cerusico mentre il
salasso fatica a uscire di scena e lo stetoscopio si fa spazio in
ritardo rispetto ad altri Paesi.
Il libro tratteggia così anche la
lenta affermazione dell’immagine professionale del medico e l’ancor
più pigra evoluzione dei concetti di sanità pubblica, pubblica
assistenza e sicurezza sanitaria. Non poteva mancare certo un accenno
alle stesse strutture ospedaliere, prima centri di raccolta per ogni
tipo di bisogno, tra cui accoglienza e carità.
L’autore accompagna il lettore,
esperto o meno in materia, in un viaggio tra i vari Regni, ognuno
depositario di un determinato livello di organizzazione sanitaria. Si
scopre così che fu il Granducato di Toscana a meritarsi il podio più
alto in tema di servizi sanitari.
Con l’Unità d’Italia, che l’autore
introduce con riferimenti alla situazione sociale ed economica, la
salute degli italiani è ancora insidiata da malattie infettive e
malanni dovuti a carenze di vitamine. In agguato il colera, la febbre
tifoidea, la salmonellosi, il vaiolo, la difterite, il tetano e il
gozzo endemico. Ancora alta la mortalità infantile. È il tempo
della larga diffusione delle Opere Pie e del tentativo di uniformare,
per la prima volta, in tutto il territorio peninsulare, la
legislazione in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera.
Ospedali, case di riposo e opere pie ricevono il grande abbraccio
della nuova Italia: da enti privati vengono trasformati in Istituti
pubblici di assistenza e beneficenza. Lo scenario sta cambiando ma è
ancora troppo presto per delineare un quadro confortante di soccorso
al malato. Alla promulgazione di nuove leggi in materia si affianca
il rinnovamento della didattica nelle facoltà di medicina.
Ricche di dettagli, le pagine
proseguono nella descrizione delle politiche sanitarie in età
fascista, tra cui la creazione delle casse mutue, l’attenzione alla
maternità e all’infanzia, la lotta alla tubercolosi e la
costruzione di nuovi centri sanatoriali.
Con la Costituzione della Repubblica
italiana nuovi, perentori, concetti si affacciano in tema di welfare:
l’individuo come cittadino vanta nei confronti dello Stato un vero
e proprio diritto soggettivo alla tutela della propria salute intesa
non solo come bene personale, ma anche come bene dell’intera
collettività che ha bisogno della salute di tutti i suoi componenti
per meglio crescere ed affermare i propri valori. Nel 1958, con la
legge n. 259, viene istituito il Ministero della Sanità, scorporato
da Ministero degli Interni. Il primo titolare del dicastero fu
Vincenzo Monaldi. Ancora non si può parlare tuttavia di una vera e
propria rete di assistenza e sicurezza socio-sanitaria. Nel frattempo
la qualità della vita migliora, si parla di miracolo economico e si
raggiungono nuovi traguardi nel campo della scienza medica.
Nel 1968, con la legge n. 132
(cosiddetta legge Mariotti, dal nome del ministro Luigi Mariotti),
arriva la riforma del sistema degli ospedali, fino ad allora per lo
più gestiti da enti di assistenza e beneficenza. La competenza della
programmazione ospedaliera passa alle Regioni e viene costituito il
Fondo nazionale ospedaliero.
Quali premesse per una vera riforma
sanitaria, si inseriscono le norme contenute nella legge n.386 del
1974: l’estinzione dei debiti degli enti mutualistici nei confronti
degli ospedali, l’istituzione del Fondo sanitario per l’assistenza
ospedaliera, il trasferimento alle Regioni dei compiti di assistenza
ospedaliera,lo scioglimento dei consigli di amministrazione degli
enti mutualistici sostituiti da gestioni commissariali.
Il passaggio a una sanità universale e
garantista arriva nel 1978, quando con la legge n. 833, viene
istituito il Servizio sanitario nazionale. Viene finalmente data
attuazione così all’art. 32 della Costituzione che sancisce il
diritto alla salute di tutti gli individui.
“Seppur moderna e figlia di uno Stato
civile, la riforma è il frutto di un compromesso tra le forze
politiche e i bisogni della popolazione rivendicati in un decennio di
lotta” precisa l’autore che, nel contempo, ricostruisce gli
scenari di altri importanti cambiamenti: la legge sull’aborto, la
chiusura dei manicomi e l’assistenza agli anziani.
Tra luci e ombre, sempre
contestualizzando il periodo storico, il medico-scrittore accompagna
il lettore dietro le quinte del nuovo sistema sanitario, “il cui
spirito riformatore venne spesso tradito per il cattivo funzionamento
di molte Usl e per gli episodi di lottizzazione verificatisi in
questi organismi”. Mentre imperversa il dibattito tra sostenitori e
detrattori della legge 883, viene avanti un altro concetto:
Mala-Sanità. Da qui in poi il viaggio nel mondo della salute,
disciplinata dall’ordinamento nazionale, continua tra descrizioni
di fatti e “misfatti”, nuove leggi e l’avvicendarsi di ministri
competenti in materia con idee spesso contrastanti in tema di spesa
sanitaria. Entrano di scena alcuni temi delicati come l’interruzione
di gravidanza e l’eutanasia. Lo stesso nome del dicastero si
trasforma: da Ministero della Sanità, nome assunto nel 1958, diviene
Ministero della Salute nel 2001 con una breve parentesi negli anni
2008-2009 quando venne fuso con il ministero del Lavoro e prese il
nome di Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Con uno sguardo anche agli interventi
più recenti, come il “Libro verde” del ministro Padoa-Schioppa e
il “Libro bianco” del ministro Sacconi. L’autore si sofferma
puntigliosamente su alcuni temi centrali: fra tutti, le modalità di
finanziamento del welfare, il sistema di governo dell’offerta dei
servizi sanitari e socio-assistenziali, le prospettive di governance
decentrata in chiave federalista, l’integrazione tra risorse
pubbliche e private.
Inevitabile il riferimento
all’attualità e al nuovo governo Monti, il cui ministro della
Salute Renato Balduzzi, in carica dal 16 novembre 2011, ha ereditato
una situazione piena di difficoltà che, in un contesto di forte
crisi economica, non si preannuncia di facile gestione. Quale sarà
la sua politica in tema di spesa sanitaria?
Abbracciando due secoli, il libro
ripercorre l’evoluzione del welfare sanitario con descrizioni
puntuali degli sfondi economico-sociali e dei poteri sottesi al suo
sviluppo. Tra un periodo e un altro, più vicino a noi, i contenziosi
tra gli attori si moltiplicano e lo scenario assume connotazioni più
difficili da cogliere. Arriva così in soccorso un autore che, medico
radiologo, non poteva ovviamente tralasciare di descrivere anche le
trasformazioni della figura del medico, il ruolo dei mezzi di
informazione nella comunicazione della salute e nelle campagne di
pubblicità sociale e quel rapporto tra medico e paziente che, da
sempre aspetto critico della professione, intreccia etica e
deontologia. (L.Z.)