Il coraggio di parlare è un libro che ho letto un bel pò di anni fa, quando frequentavo la 3° classe della scuola media inferiore, fu un libro che riscosse molto successo fra tutti gli studenti, ci ha tenuti stretti dall'ansia per quello che succedeva a Vincenzino, ci ha avvicinati alle realtà mafiose e malvage che proliferano nella nostra società e allo stesso tempo ci ha fatti sognare nella possibilità di un mondo migliore. Anche se solo ragazzini anche noi avremmo potuto dare il nostro contributo per una società migliore. Ecco cosa ricordo ancora della trama di questo bellissimo libro.
Vincenzino Melito, un ragazzo di tredici anni, è nato in una famiglia povera di Borgo Calabro, un piccolo paesino della Calabria. Per dare un aiuto alla famiglia cerca di lavoro, e viene avvicinato da uno spacciatore, don Gino, che gli propone di vendere, dietro compenso, una sua "medicina". Inizialmente il ragazzo non si rende conto di cosa si tratti in realtaà. Successivamente un altro mafioso, Don Carmelo, gli affida, sempre dietro un buon compenso un delicato compito, consegnare delle lettere a persone, che si scoprirà essere pezzi grossi della ‘ndrangheta. Il ragazzo diventa involontariamente complice di questi uomini, quando si rende conto della situazione in cui si trova, non potendo raccontare a nessuno quello che gli stava accadendo, a causa delle minacce che riceveva, decide di scappare da Borgo Calabro e va a Roma da suo cugino prete. Grazie a questi trova lavoro a Busto Arstizio presso Mario Bianchi, un imprenditore onesto e gentile che lo accoglie in casa come un figlio. La ‘ndrangheta però non lo lascia in pace, lo segue a Roma e continua a minacciarlo e perseguitarlo. Vincenzino, sfinito e distrutto psicologicamente e ficamente dall'oppressione della 'ndrangheta, decide di raccontare tutto ai carabinieri. Grazie alla sua testimonianza una grossa banda di 'ndraghetisti viene arrestata e, anche la gente del suo paese, che viene a sapere il fatto accaduto, riconosce in Vincenzino un eroe.